Il dolore anale interessa l’area anale e perianale. Il canale anale e i tessuti circostanti, specie la cute, presentano una fitta innervazione e sono pertanto particolarmente sensibili al dolore.
Questo dolore può manifestarsi raramente o con una certa frequenza, può essere costante o intermittente, può acuirsi durante la defecazione oppure presentarsi quando si è seduti, può essere urente o trafittivo, cioè presentarsi sotto forma di bruciore, spasmo o puntura, può essere accompagnato da prurito, febbre, perdita di pus o sangue.
Quali malattie possono essere associate al dolore anale?
Le malattie che più comunemente si associano a questa condizione sono:
- ascesso perianale
- coccigodinia
- colite ulcerosa
- dermatite
- emorroidi
- fistola / fistola anale
- malattie sessualmente trasmissibili
- micosi
- malattia di Crohn
- psoriasi
- infezioni
- ragadi anali
- sifilide
- stitichezza
- tumore del colon-retto
- tumore dell’ano
- ulcera
Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che è meglio consultare il proprio medico in caso di persistenza dei sintomi.
Cosa fare in caso di dolore anale?
Dal momento che il dolore anale può essere il sintomo di numerose patologie, per intervenirvi occorre innanzitutto individuare le cause che lo scatenano.
Il primo specialista di riferimento è il colonproctologo, che, dopo un’attenta anamnesi, potrebbe ricorrere a un’ispezione anorettale o ad accertamenti strumentali.
Nel caso in cui il dolore sia legato a problemi di stipsi è utile integrare la dieta con più fibre e bevendo almeno due litri di acqua al giorno. Questo permette di ammorbidire le feci e di favorire il transito intestinale.
Per evitare che il fastidio o il dolore si acuiscano è consigliabile non usare saponi aggressivi per la pelle, evitando di strofinare la parte al momento di asciugarsi, dal momento che la cute perianale presenta, anche in condizioni di normalità, un’elevata sensibilità al dolore.
Applicazioni calde o fredde possono ridurre il dolore, ma è bene mantenere sempre l’area asciutta perché l’umidità contribuisce nella maggior parte dei casi ad aggravare la condizione.
Quando il dolore non risponde alle cure e ai farmaci, se persiste per oltre due settimane ed è associato a sanguinamento, è necessario ricorrere tempestivamente alle cure sanitarie.