Si tratta di un problema neuropsicologico per cui un paziente, anche non rischiando la paralisi, atassia o demenza, presenta visibili difficoltà o incapacità nel fare movimenti volontari.
La maggior parte dei pazienti affetti da questa condizione non è cosciente del proprio deficit.
La parola aprassia viene dal greco “a-praxìa”, il cui prefisso “a” evidenzia la negazione mentre “praxìa” indica “fare” – con significato letteralmente, “impossibilità di fare”.
Quali patologie si possono collegare all’aprassia?
Le malattie che si possono collegare a questa condizione sono:
- morbo di Alzheimer
- morbo di Parkinson
- lesioni cerebrovascolari
- lesioni del corpo calloso
Ricordiamo che questo non è un elenco completo e che è sempre meglio consultare il proprio medico.
Cosa fare in caso di aprassia?
Le soluzioni per l’aprassia si fondano soprattutto sulla riabilitazione (le figure di riferimento sono in genere i terapisti fisici, i terapisti occupazionali e i logopedisti).
Anche se l’aprassia rientra fra le patologie neuropatologiche invalidanti, certe forme meno gravi tendono a risolversi da sole.