Grazie all’uroflussometria, con un singolo esame non invasivo, il paziente può da oggi ottenere tutte le informazioni sul flusso minzionale e sull’eventuale presenza di ristagno nella vescica: un problema molto diffuso che può anche condurre alla ritenzione urinaria acuta e/o all’incontinenza.
Urinare in uno strumento che ha le sembianze di un water ma che in realtà adotta una tecnologia in grado di misurarne il flusso in ogni momento fino a riprodurlo in un grafico illustrante la quantità di millilitri al secondo. Si tratta dell’uroflussometria, l’indagine urodinamica più semplice e meno invasiva, utile a segnalare eventuali anomalie nella minzione del paziente. Tali anomalie possono anche riguardare lo scorretto svuotamento della vescica e richiedere un ulteriore esame (in genere un’ecografia addominale) per valutare se c’è stato il suo completo svuotamento. Da oggi Humanitas Cellini è la prima Urologia di Torino a disporre del Bladder Scan, un apparecchio di uroflussometria che con un singolo esame fornisce tutte le informazioni relative al flusso minzionale e valuta l’eventuale ristagno urinario in vescica.
«Il nuovo strumento si rivela di grosso aiuto per il paziente che si sottopone a uroflussometria – conferma la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, medico urologo di Humanitas Cellini -. In questo modo gli è sufficiente urinare una sola volta per sapere se la sua minzione è regolare o se l’irregolarità causa ristagno urinario in vescica». Anziché un esame ecografico all’addome post minzione (che richiederà tempi e costi ulteriori) o il mai piacevole inserimento di un catetere nella vescica, per capire se la stessa è stata svuotata del tutto sarà sufficiente passare la sonda ecografica dell’apparecchio sull’addome del paziente. «Con un solo esame per nulla invasivo potremo quindi capire se la vescica è vuota e, in caso contrario, conoscere la quantità di urina che vi ristagna», precisa la dottoressa Cucchiarale.
L’incompleto svuotamento vescicale può essere determinato da un’ostruzione: «E’ come se, una volta partita dalla vescica che funge da serbatoio, l’urina dovesse giungere all’esterno percorrendo il canale che è rappresentato dall’uretra – spiega ancora la dottoressa Cucchiarale -: quando questo canale è in qualche modo ostruito, la potenza del getto risulta patologica e sono richieste adeguate terapie mediche per ripristinare l’ampiezza del canale uretrale». In un primo momento il paziente riuscirà a svuotare la vescica attraverso l’azione di compenso garantita dalla contrattilità della vescica ma, se questa fase di compenso non verrà adeguatamente considerata e trattata dall’urologo, sfocerà in una fase di scompenso. «In caso di inefficacia della terapia medica si renderà allora necessario un intervento chirurgico necessario a liberare l’uretra attraverso l’abbattimento delle pressioni di chiusura dell’uretra prostatica», osserva la dottoressa Cucchiarale.
L’ostruzione cervico-prostatica può riguardare il 50 per cento degli uomini che hanno superato il 50esimo anno di età. «E’ una patologia che si fa più frequente con l’andare degli anni – puntualizza la dottoressa Cucchiarale -. I sintomi sono quelli classici: getto minzionale debole, alzarsi frequentemente di notte, correre a urinare con urgenza, avvertire la sensazione di non averla fatta tutta e dover poi ritornare a farla, riuscirci con fatica dopo averla trattenuta a lungo». Ecco perché l’uroflussometria con valutazione del ristagno post minzionale è un esame prezioso: «Il paziente che cronicizza la propria fase di compenso va incontro alla cosiddetta iperattività vescicale che può diventare fastidiosamente definitiva – chiude la dottoressa Cucchiarale -. Accade quando la vescica del paziente mantiene l’abitudine all’ipercontrattilità anche dopo la disostruzione, situazione clinica che se non adeguatamente valutata e trattata può portare all’incontinenza urinaria». Ecco perché è sbagliato trascurare i primi sintomi: al contrario è opportuno rivolgersi subito all’urologo perché il problema può essere adeguatamente valutato anche con l’esame di uroflussometria che consentirà di prescrivere un’adeguata terapia.