Il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca nella Clinica Humanitas Cellini afferma: «Oggi il progresso in ortopedia si misura in miglioramento dell’esperienza del paziente: dalle precauzioni per evitare ogni complicanza al protocollo Fast Track per la mobilizzazione precoce».
Partiamo dalla visita
«Spesso non sono la prima persona che il paziente vede» dice il dottor Alberto Nicodemo, chirurgo dell’anca della Clinica Humanitas Cellini. «Quando arrivano da me, di solito i pazienti hanno già fatto degli esami».
La documentazione che sarebbe importante avere alla prima visita dal chirurgo dell’anca è: una radiografia del bacino e una radiografia assiale dell’anca destra e dell’anca sinistra. Se queste proiezioni radiografiche sono fatte ad arte spesso non servono altri esami. Nel caso fosse necessario approfondire, il chirurgo può richiedere esami di secondo livello (Risonanza magnetica, TC, scintigrafia).
Il protocollo Fast Track
Gli interventi di protesi d’anca in Humanitas Cellini seguono il protocollo Fast Track, un percorso multidisciplinare per migliorare il più possibile l’esperienza del paziente e ridurre i tempi di ricovero e riabilitazione. Sono tanti gli accorgimenti e le tecniche pre, post e intra-operatori messi in atto.
Un esempio tra tutti: in sala operatoria gli interventi sono sempre più veloci, cosa che da un lato impedisce ai pazienti di perdere molto sangue e dall’altro riduce i rischi di infezione.
Ci spiega Nicodemo: «Un tempo si leggevano molti articoli sui tipi di protesi (lunga, corta, retta, anatomica ecc.), oggi il progresso in ortopedia si misura in miglioramento della gestione del paziente».
La gestione delle complicanze
La percentuale di complicanze è in generale molto bassa. Il dottor Nicodemo ci rivela che «la complicazione più temuta, la cosiddetta bestia nera della chirurgia protesica (di anca, spalla e ginocchio) è sicuramente l’infezione, che può comportare di dover essere rioperati». Ma nella Clinica Humanitas Cellini si mettono in atto davvero tutte le precauzioni possibili e c’è un tasso di infezione inferiore allo 0,5%.
Questo è il valore aggiunto di affidarsi a un posto di grande esperienza: la gestione delle eventuali complicanze.
Continua il dottor Nicodemo: «Qui abbiamo un tasso di trasfusione molto basso grazie a una serie di accorgimenti che abbiamo adottato negli anni: non usiamo più il drenaggio a fine intervento, utilizziamo l’acido tranexamico, usiamo speciali suture sigillanti. Tutto questo si traduce in una netta riduzione del sanguinamento intra e post-operatorio. E anche le ferite sono molto più gestibili, praticamente a posto fin da subito. Con tecniche e con la brevissima durata dell’intervento si limitano di molto le complicazioni».
Il post-intervento
In situazioni standard, quindi senza patologie particolari o aggiuntive o altre complicanze, si parla di “mobilizzazione precoce” ed è proprio così: il giorno dopo l’intervento il paziente viene messo in piedi e inizia la riabilitazione grazie ai fisioterapisti di Humanitas Cellini. Il carico sul lato operato è possibile da subito, aiutandosi con le stampelle. Fino a otto-dieci anni fa, dopo una settimana di ricovero ci si spostava spesso in un centro riabilitativo. Oggi dopo quattro-cinque giorni la gran parte dei pazienti torna direttamente a casa, dove può completare il percorso riabilitativo insieme al fisioterapista di fiducia e con l’agio di essere a casa propria.