Contro la scoliosi è importante osservare chi è in età adolescenziale e indirizzarlo da uno specialista ortopedico: corsetti e busti gessati possono fermare o correggere la deformità senza ricorrere all’intervento.
Accorgersene presto per agire in modo adeguato appena possibile: quando parliamo di scoliosi la diagnosi precoce riveste grande importanza. «Scoperta e corretta in età adolescenziale vedrà risolti o contenuti in maniera significativa i problemi dell’età adulta. Ecco perché è fondamentale osservare adeguatamente i ragazzi in età scolare». Lo afferma il dottor Marco Brayda-Bruno, chirurgo vertebrale di Humanitas Cellini e coordinatore scientifico della Fondazione Scoliosi Italia, onlus che promuove l’osservazione posturale nella scuola dell’obbligo. «La scoliosi comincia a manifestarsi nella maggior parte dei casi durante l’adolescenza, in media a 12 anni nelle ragazze e a 14 anni nei ragazzi – prosegue il dottor Brayda-Bruno -, quella è anche l’età che consente una correzione più efficace».
La scoliosi può essere corretta o fermata tramite l’uso di corsetti o busti gessati solo nell’età che registra ancora un potenziale di crescita della colonna vertebrale, mentre in età adulta fisioterapia e ginnastiche posturali possono svolgere un ruolo nella gestione della deformità ma non più nella sua correzione. «Quando la curva supera i 30-35° di angolo si riduce la percentuale di efficacia nell’uso dei corsetti, mentre sopra i 45°-50° la curva può diventare oggetto di un intervento chirurgico», aggiunge il dottor Brayda-Bruno. Proprio l’angolazione di 30-35° rappresenta di norma lo snodo cruciale per la gestione della scoliosi: «Sotto i 30° la maggior parte delle curve è destinata a non deteriorarsi una volta raggiunta l’età adulta e con molta probabilità non darà problemi per tutto il resto della vita – conferma il dottor Brayda-Bruno –, mentre sopra i 35-40° accade l’esatto opposto e una larga maggioranza di curve tenderà a un lento ma inesorabile peggioramento».
Ecco perché è fondamentale riuscire a riconoscere la curva della scoliosi al di sotto dei 30°: «All’inizio della sua comparsa non dà alcun tipo di fastidio o dolore ed è solo attraverso l’osservazione posturale della colonna che si può intuire se il ragazzo ha un problema – spiega il dottor Brayda-Bruno –. Occorrerebbe svolgere quest’azione in modo seriale nell’età a maggiore rischio: una volta ci pensava la medicina scolastica, oggi non è più così e il compito è affidato ai pediatri che spesso vengono messi allerta dagli insegnanti di educazione fisica o di altri sport che osservando i propri allievi notano l’asimmetria della colonna».
Dopodiché il pediatra indirizza il ragazzo allo specialista ortopedico che, laddove necessario, provvede a suggerire le radiografie, unico esame in grado di formulare la diagnosi definitiva di scoliosi. «Radiografie che andranno ripetute nel tempo per valutare l’evoluzione della deformità», continua il dottor Brayda-Bruno. Valutazioni che richiedono molta esperienza e un’ampia casistica di pazienti curati: «A fare la differenza è proprio la gestione dell’evoluzione di pazienti giovani che diventano adulti e offrono una chiara evidenza di quello che può succedere a chi ha un problema come la scoliosi».
Che in taluni casi conduce fino all’intervento chirurgico che, a Torino, può essere effettuato solo in Humanitas Cellini o all’ospedale CTO. «Se riusciamo a osservare precocemente la scoliosi possiamo ridurre il numero di casi chirurgici – precisa il dottor Brayda-Bruno -, diversamente sarebbe opportuno affrontare l’intervento quando la deformità conferma un andamento peggiorativo ma i gradi della curva scoliotica non sono ancora molto gravi. Più la scoliosi è grave e rigida e maggiori sono i rischi con minore possibilità di correzione». In pratica, l’operazione deve essere fatta quando la colonna è ancora flessibile (adolescenza o tarda adolescenza) ed è in grado di ricevere una correzione importante che sarà mantenuta per tutta la vita.
«Dopo 25 anni di sospensione, – conclude il dottor Brayda-Bruno – negli Stati Uniti si sta tornando allo screening dei ragazzi in età scolare: senza l’osservazione che si faceva fino ai primi anni ‘90, il numero degli interventi è triplicato con la conseguente lievitazione dei rischi e dei costi indotti. Oggi si ritorna ad una maggiore attenzione alle tecniche conservative e allo screening scolastico, che la Fondazione Scoliosi Italia persegue da anni e che l’hanno portata a valutare già oltre 8mila ragazzi in varie parti d’Italia».