In dotazione alla Clinica da oltre un anno, il sistema chirurgico Navio personalizza l’impianto sull’anatomia e sul movimento del ginocchio del paziente, sceglie la protesi più adatta alla lesione specifica e guida il chirurgo nell’intervento e nel posizionamento della protesi.
Ha festeggiato il suo primo compleanno in Humanitas Cellini il sistema chirurgico Navio, il robot che supporta l’ortopedico nella pianificazione pre-operatoria e nell’intervento chirurgico con un altissimo livello di accuratezza e precisione, non riproducibile da occhi e mani dell’uomo. Il robot consente di personalizzare l’impianto sull’anatomia e sul movimento del ginocchio del paziente, di scegliere la protesi più adatta alla specifica lesione del paziente e di guidare il chirurgo nell’intervento e nel posizionamento della protesi.
«Il robot non sostituisce il chirurgo – sottolinea il dottor Gianmosè Oprandi, responsabile dell’équipe di Ortopedia III di Humanitas Cellini –, ma lo assiste negli interventi di protesi e permette di stabilire con estrema precisione la porzione di lesione artrosica da rimuovere per il corretto posizionamento della protesi, anche in rapporto alla tensione dei legamenti e alle caratteristiche specifiche di ogni paziente». Humanitas Cellini è stata la prima struttura sanitaria di Torino a disporre del robot, l’équipe ortopedica diretta dal dottor Oprandi ha eseguito numerosi interventi di protesi monocompartimentale e totale di ginocchio. Inoltre, in Humanitas Cellini, il robot Navio è accessibile anche in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.
Tra i vantaggi che il sistema chirurgico Navio offre al paziente c’è che la rilevazione dello studio anatomico del ginocchio avviene durante l’operazione e ciò non rende più necessari esami strumentali di secondo livello come TC o Risonanza magnetica. «La massima accuratezza nella posizione dell’impianto si abbina ad altri aspetti di grande importanza – aggiunge il dottor Oprandi -: meno dolore e meno farmaci antidolorifici dopo l’intervento, minor tempo di degenza, massimo recupero possibile del movimento naturale del ginocchio, migliore propriocettività e perciò maggiore confidenza con la nuova articolazione, ritorno più celere alla vita quotidiana e allo sport, maggiore durata della protesi».
Maggiore è la complessità dell’intervento e maggiore è l’aiuto che il robot offre al chirurgo: «Il sistema ci mette a disposizione una serie di informazioni che diversamente non avremmo – conclude il dottor Oprandi – e, sulla base di queste informazioni specifiche, siamo in grado di fare le scelte migliori per ottenere l’impianto personalizzato».