Sono più di 150 le malattie reumatologiche, alcune più conosciute, altre invece più rare. Contrariamente a quanto si creda, non si tratta di malattie che riguardano esclusivamente gli anziani, ma possono comparire ad ogni età. La diagnosi di una malattia reumatologica è fondamentale per stabilire il percorso di cura, richiede spesso diversi esami e l’esperienza clinica del reumatologo.
Ne parliamo con la dott.ssa Shirin Rahimzadeh, reumatologa che è entrata a far parte dell’Ambulatorio di Reumatologia di Humanitas Cellini.
Quali sono le malattie reumatologiche più frequenti di cui si occupa?
Nella mia esperienza di reumatologa mi sono occupata, e tuttora mi occupo, di tutte le malattie reumatologiche. Si tratta di un vasto gruppo di malattie che vanno da quelle più note, come l’artrite reumatoide, alla più rara sclerodermia. Data la grande diversità e varietà delle malattie reumatologiche, per lo specialista è fondamentale diagnosticare una malattia sulla base di criteri che definiscono l’appartenenza a specifici gruppi. In generale, le malattie reumatologiche vengono suddivise in malattie infiammatorie articolari, come ad esempio l’artrite reumatoide, connettiviti, vasculiti sistemiche, artriti infettive e post infettive, artrosi e altre malattie dell’osso, malattie e sindromi dolorose non articolari, sindromi neurologiche e neurovascolari.
In cosa consiste la visita reumatologica?
Insieme alla raccolta delle informazioni sui sintomi riferiti dal paziente, la loro durata e comparsa, e la sua storia clinica e familiare (anamnesi), la visita completa della valutazione di tutte le articolazioni è fondamentale per rilevare la presenza dei segni che possono far sospettare una malattia reumatologica. Ad esempio la presenza di gonfiore/tumefazione delle articolazioni, deformità delle ossa di mani e piedi, riduzione di alcune funzioni, come la capacità di chiudere la mano a pugno, la presenza di dolore alla pressione di un dito in alcuni punti precisi (tender points), edemi (puffy hands), eventuali macchie ed eritemi cutanei come ad esempio l’eritema “a farfalla” al volto.
Ci sono esami particolari che aiutano la diagnosi?
Nonostante gli esami siano fondamentali, non sono sufficienti a fare diagnosi di malattia reumatologica. Tra gli esami richiesti ci sono esami di laboratorio, effettuati su un semplice prelievo di sangue, quali ad esempio indici di infiammazione come PCR (proteina C reattiva) e VES, ed esami ematici autoimmunitari, oltre ad esami strumentali (RX standard dei segmenti interessati), ecografia articolare, RMN.
Inoltre, possono essere richiesti altri esami che aiutano il medico ad escludere o confermare che la malattia possa aver colpito altri organi, come ad esempio, la capillaroscopia utilizzata nei pazienti che presentano i segni del fenomeno di Raynaud, oppure la spirometria, le radiografie del torace per lo studio della struttura e della funzionalità dei polmoni, o visite ed esami specialistici per studiare cuore, occhi, cute e apparato digerente.
Sulla base dei risultati degli esami diagnostici e della valutazione clinica del reumatologo, al paziente viene prescritta la terapia specifica per il suo problema e per la fase della malattia, e la frequenza dei controlli (follow-up) importanti per monitorare l’efficacia della terapia e l’andamento della malattia.
Quando le articolazioni fanno male, quando è bene andare dal reumatologo?
Il dolore alle articolazioni può essere causato da una malattia reumatica di tipo infiammatorio, oppure da una malattia degenerativa delle articolazioni, come l’artrosi degenerativa. Quando la causa del dolore alle articolazioni è di tipo degenerativo, come per esempio può essere il dolore alle ginocchia o alle spalle che compare negli anziani a causa della fisiologica degenerazione artrosica delle articolazioni, in quel caso il medico di riferimento può essere il fisiatra o l’ortopedico. Quando invece alla base del dolore alle articolazioni c’è un processo infiammatorio dovuto a una malattia reumatologica, in questi casi il reumatologo è il medico di riferimento per gestire i sintomi e andare a “spegnere” l’infiammazione con una terapia mirata per la cura dell’artrite. In alcuni casi può essere necessario il coinvolgimento dell’ortopedico e/o del fisiatra nel percorso di diagnosi multidisciplinare.