Rientra nel neonato Dipartimento di patologia vascolare diretto dal dottor Claudio Rabbia: «Tecnica mininvasiva, alternativa a quella chirurgica, utilizzata per le malattie delle arterie»
Quando la sola terapia medica (fatta di prevenzione, adozione di un corretto stile di vita e ricorso a farmaci, compresi quelli antiaggreganti) non basta, oltre il 70 per cento delle persone con una malattia occlusiva delle arterie periferiche deve ricorrere alla terapia endovascolare: «Si tratta di un numero di soggetti in continuo aumento – assicura il dottor Claudio Rabbia, da gennaio responsabile del Dipartimento di patologia vascolare di Humanitas Cellini -. Oggi le persone vivono più a lungo ma l’età avanzata porta spesso loro una malattia arteriosclerotica che di frequente colpisce gli arti inferiori. Il nostro intervento consiste nella riapertura dell’arteria attraverso una tecnica mininvasiva che favorisce il recupero dell’arto interessato».
La terapia endovascolare rientra nel campo della radiologia interventistica che in Humanitas Cellini, con il contributo del dottor Rabbia e delle dottoresse Roberta Eva Pini e Carla Suriani, va nella direzione di una crescita dei servizi e delle prestazioni. «Ciò che facciamo è trattare le malattie delle arterie – prosegue il dottor Rabbia -: un intervento molto frequente consiste nel riaprire l’arteria che si è chiusa producendo segni di malperfusione nel distretto interessato, nella maggior parte dei casi proprio agli arti inferiori». Rispetto alla chirurgia tradizionale, la radiologia interventistica è mininvasiva in quanto eseguita per via percutanea: «L’attività interventistica viene svolta nella sala angiografica di Humanitas Cellini. L’arteriopatia periferica, il restringimento della carotide, l’aneurisma dell’aorta addominale, le malformazioni artero-venose e il varicocele sono tutte patologie che trattiamo attraverso la terapia endovascolare».
È l’esame Ecodoppler a fornire la diagnosi per il paziente, dopodiché viene individuato il trattamento adeguato: «Esistono alternative endovascolari e chirurgiche – precisa il dottor Rabbia -: occorre, come sempre, analizzare il singolo caso e scegliere l’alternativa clinicamente preferibile, ben sapendo che talvolta è sufficiente la semplice terapia medica». Il paziente con una malattia arteriosclerotica è nella maggior parte dei casi un uomo («Ma il numero delle donne è in deciso aumento», sottolinea il dottor Rabbia), laddove non esistono sintomi evidenti è sempre bene considerare i fattori di rischio: età avanzata, fumo, diabete, ipertensione e familiarità per le arteriopatie. «La mia lunga esperienza di radiologo interventista – conclude il dottor Rabbia – sarà al servizio dei pazienti di Humanitas Cellini e Humanitas Gradenigo, assieme a loro e a tutti i medici del Dipartimento potremo dare alla terapia endovascolare e alle sue metodiche d’intervento la considerazione e l’importanza che si meritano».