Dieta corretta e stile di vita adeguato possono tenere lontane pancia gonfia e malattie dell’intestino, spiega il dottor Matteo Goss. E l’attività fisica può ridurre il rischio di cancro.
L’estate, la prova costume e quella pancia gonfia che ci mette in imbarazzo. Può essere sintomo di malattie intestinali o colpa di un lento transito intestinale ma, assai di frequente, il gonfiore addominale può essere causato da uno stile alimentare non equilibrato. «Una dieta corretta e uno stile di vita adeguato possono influenzare la possibilità di sviluppare nel tempo malattie dell’intestino – conferma il dottor Matteo Goss, medico chirurgo di Humanitas Cellini, specializzato in Endoscopia digestiva e Gastroenterologia -. Molti studi recenti sottolineano il legame tra sana alimentazione e benessere fisico. Mangiare nel modo giusto e dedicare al cibo il tempo che si merita è un’assicurazione sulla nostra stessa vita».
E la pancia gonfia? E’ vero che frutta e verdura vi contribuiscono in modo decisivo?
«E’ chiaro che se introduciamo troppe fibre – risponde il dottor Goss -, queste non troveranno enzimi sufficienti per il loro completo smaltimento e genereranno il gonfiore addominale. Ma non si tratta di una malattia: è più semplicemente un comportamento da correggere». Magari aiutandosi con una dieta a basso apporto di alimenti contenenti quei carboidrati a corta catena che vengono poco assorbiti dal piccolo intestino e sono fermentati rapidamente dai batteri intestinali dell’ileo e del colon prossimale: «Nello specifico è molto indicata la dieta Fodmaps – prosegue il dottor Goss – la prima a definire un elenco di cibi che fanno gonfiare l’addome. Non occorre eliminarli, è sufficiente ridurli in modo ragionato per contenere il disturbo».
I cibi da evitare per la pancia gonfia
Fodmap (acronimo di Fermentabili Oligo-Di-Monosaccaridi e Polioli) elenca perciò una serie di cibi ai quali è bene ricorrere con parsimonia se si vogliono evitare distensione e dolore addominale, aumento del gas intestinale o alterata disfunzione addominale (con diarrea e stipsi). Vanno limitati i frutti a elevato quantitativo di fruttosio (mele, pere, angurie e mango) e quelli con polioli (albicocche, avocado, cachi, ciliegie, pesche e prugne) oltre a succhi di frutta e a frutta disidratata.
Tra le verdure, occhio a carciofi, asparagi, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori, funghi, mais, cipolle, scalogni, porri, aglio, cicoria, melanzane e finocchi.
Mentre con i cereali serve cautela dinnanzi a pane e prodotti da forno, biscotti, pasta e cous cous, con i legumi va fatta attenzione a lenticchie, fagioli (anche di soia) e ceci. Nei prodotti caseari spiccano latte di mucca e di capra, yogurt, gelati, formaggi freschi, mascarpone, ricotta e panna. Infine, marcatura stretta sui polioli dei dolcificanti che contengono sorbitolo, mannitolo, maltitolo, xylitolo.
«Questa dieta non cura la sindrome dell’intestino irritabile – precisa il dottor Goss – ma rappresenta un’efficace possibilità di ridurne i sintomi, soprattutto quando viene associata a uno stile di vita corretto». A tal proposito, il dottor Goss cita lo studio del medico americano Thomas L. Schwenk (pubblicato a maggio sul “Journal of the American medical association”) che lega all’attività fisica la riduzione del rischio di cancro a colon, mammella ed endometrio: «Fare sport, riposare bene e mangiare con attenzione producono un benefico effetto diretto sul nostro sistema neuro-ormonale. Ricordiamocelo ogni volta che ci avviciniamo a una dieta tesa a perdere peso o a ridurre il gonfiore della pancia», aggiunge il dottor Goss. Che conclude: «Il cibo è sempre più importante nella nostra vita e noi dobbiamo dedicargli grande rispetto e attenzione, anche perché mangiare troppo o mangiare male non ci aiuta a stare bene».