Quella delle onde d’urto è la terapia non invasiva utile a combattere svariate patologie di muscoli, tendini e ossa, spiega la dottoressa Giuliana Fini, radiologa di Humanitas Cellini.
Onde d’urto per i pazienti del Centro medico San Luca. È attiva dal mese di ottobre la terapia non invasiva capace di combattere svariate patologie di muscoli, tendini e ossa che: «In diversi casi, se non adeguatamente curate, possono anche richiedere un intervento chirurgico», sottolinea la dottoressa Giuliana Fini, specialista della Radiologia di Humanitas Cellini guidata dal dottor Francesco Musante. Ben tollerate, non invasive, ripetibili e di grande efficacia clinica, le onde d’urto accelerano il processo di guarigione dell’infiammazione riducendo il disagio del paziente.
«Le onde d’urto – spiega la dottoressa Fini – corrispondono a impulsi pressori ad alta energia in grado di stimolare i processi di riparazione attraverso l’aumento del flusso sanguigno, grazie a un processo di angiogenesi che ha l’obiettivo di ridurre l’infiammazione». Tendinopatie degenerative (calcifiche e non) della spalla, fascite plantare, gomito del tennista (epicondilite) e gomito del golfista (epitrocleite), tendinopatia rotulea e quadricipitale, tendinopatia glutea (trocanterite) rappresentano le tipologie più comuni affrontate al Centro medico San Luca attraverso questo trattamento.
«Si tratta di una delle metodiche tra le più diffuse ed efficaci nel trattamento delle patologie muscolo-tendinee e ossee in ortopedia, fisioterapia e riabilitazione», aggiunge la radiologa. Ricorrere alle onde d’urto favorisce nella maggior parte dei casi una forte riduzione del dolore e un evidente miglioramento della mobilità articolare: «Tutti vantaggi che si aggiungono alla capacità di allontanare le terapie a base di cortisone, non sempre tollerate dal paziente, o addirittura di scongiurare l’intervento chirurgico».
Le onde d’urto non producono importanti effetti collaterali, non impattano in modo lesivo sule fibre tendinee e portano con sé l’indubbio vantaggio di essere ripetibili: «Il trattamento standard è articolato in tre sedute che si tengono a distanza di almeno una settimana l’una dall’altra – precisa la dottoressa Fini -. Dopodiché, occorre far passare almeno un mese prima di intraprendere un eventuale secondo ciclo di terapie». La radiologa di Humanitas Cellini si sofferma anche sulla modalità della singola seduta: «Dura circa cinque o sei minuti, dopodiché il paziente può riprendere tutte le normali attività quotidiane, compresa quella di guidare l’auto per tornare a casa».
È un trattamento doloroso? «Dipende dal grado di infiammazione in atto – conclude la dottoressa Giuliana Fini -. Se il paziente avverte dolore, noi possiamo intervenire in modo efficace diminuendo l’intensità delle onde e diluendo la durata complessiva della seduta». La terapia con le onde d’urto non richiede peraltro il ricorso sedativi o anestetici e risulta ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti.