Il 24 marzo la Clinica ha convertito un blocco operatorio in Terapia intensiva e dedicato un intero reparto di degenza ai pazienti positivi al Coronavirus. L’emergenza è durata fino al 2 maggio, quando è stato dimesso l’ultimo paziente: «Grazie a tutti per lo straordinario lavoro e l’enorme prova di sensibilità messi in campo», afferma il Direttore sanitario, dottoressa Renata Ranieri.
Per quaranta giorni Humanitas Cellini ha dato un importante contributo alla gestione dell’emergenza da Covid-19 sul territorio regionale. A partire da lunedì 24 marzo, la Clinica si è messa disposizione dell’Unità di crisi regionale e ne ha raccolto le indicazioni: convertendo uno dei blocchi operatori in una Terapia intensiva capace di accogliere cinque pazienti e dedicando altri 19 posti letto a pazienti di media complessità affetti dal virus.
Allo stesso tempo, Humanitas Cellini ha sospeso ogni forma di attività ambulatoriale e chirurgica, riservando unicamente uno dei suoi reparti di degenza ai pazienti provenienti da Humanitas Gradenigo (che ha a sua volta contribuito all’emergenza con 20 posti letto di Terapia intensiva e subintensiva, 68 di media complessità e 15 destinati all’attesa tamponi).
Questo periodo di emergenza si è concluso sabato 2 maggio, quando anche l’ultimo paziente è stato dimesso dopo la conclusione del suo percorso di cura. «Sono stati quaranta giorni molto intensi – commenta oggi il Direttore sanitario di Humanitas Cellini, dottoressa Renata Ranieri – che oltre a trasformare la Clinica hanno profondamente rivoluzionato la vita professionale e personale di chi ci lavora».
Dal punto di vista clinico, il personale sanitario e medico, coordinato dal dottor Giancarlo Barberis, si è calato con rapidità ed efficacia nella situazione richiesta dall’emergenza: «Il nostro è un dovere morale e professionale che deve sempre guidare il nostro lavoro. Ci siamo messi a disposizione perché di fronte a una situazione tanto drammatica era doveroso dare il proprio contributo per aiutare chi sta male», ha osservato nell’occasione il dottor Barberis.
Sono state adottate tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza degli operatori e le azioni più utili a curare e mettere in contatto i pazienti con le loro famiglie: il reparto di degenza e la Terapia intensiva sono stati dotati di tablet per consentire le videochiamate ai pazienti. «Le videochiamate e, prima ancora, le chiamate a casa sono state azioni da noi considerate così importanti da essere inserite nella cartella clinica del paziente», specifica la dottoressa Ranieri.
Per tutto il personale della Clinica (sanitario, medico e di staff) si è trattato di un’esperienza molto particolare, carica di grande significato emotivo e professionale: «L’ho fatto per tutte le sere dell’emergenza attraverso un bollettino inviato via mail a tutti i professionisti della Clinica e lo ribadisco in questa occasione: grazie a tutti per lo straordinario lavoro e l’altrettanto enorme prova di sensibilità messi in campo in questi quaranta giorni. Abbiamo gestito insieme e al meglio un percorso che all’inizio ci spaventava molto perché sconosciuto e difficile, sostenendoci a vicenda e incoraggiandoci nei momenti di difficoltà siamo riusciti a garantire il massimo della cura ai nostri pazienti e a meritare la loro riconoscenza per quanto fatto in giorni tanto terribili».