Il mal di schiena è un disturbo abbastanza comune, diverso è però il dolore legato all’ernia del disco, come ha spiegato il dottor Carlo Alberto Benech, neurochirurgo e Responsabile del Centro di Chirurgia Robotica Vertebrale in Humanitas Cellini, ospite in studio a Tutta Salute su Rai3.
Cos’è il disco intervertebrale?
Il disco intervertebrale è una struttura fibrocartilaginea posta tra una vertebra e l’altra con la funzione di fare da cuscinetto ammortizzatore perché il carico corporeo si scarica sulla schiena. Il disco è formato da due componenti: una parte centrale, chiamata nucleo polposo, e una parte periferica, l’anulus fibroso, che contiene il nucleo polposo.
Si parla di ernia del disco quando parte del nucleo polposo fuoriesce attraverso l’anello contenitivo, va nel canale vertebrale e confligge con le strutture nervose.
Quali sono i diversi tipi di ernia del disco?
Le più frequenti sono le ernie discali lombari (circa il 65%), seguite dalle ernie discali cervicali (25%) e da quelle dorsali (10%). L’ernia discale lombare è la più frequente perché la zona lombare è quella più bassa ed è deputata a supportare la maggior parte del peso corporeo, quindi è più soggetta a usura.
Il dolore da ernia è del disco è un dolore molto forte, che brucia, che parte dalla zona centrale dell’area lombare e si irradia alle gambe. È un dolore molto caratteristico.
Come evolve l’ernia del disco?
Ci sono varie fasi dell’ernia:
- Ernia protrusa, deformazione del nucleo polposo che si affaccia dall’anello.
- Ernia contenuta, quando il nucleo polposo ha fatto breccia nell’anello contenitivo ma vi è ancora contenuto, per la presenza del legamento longitudinale posteriore.
- Ernia espulsa, il nucleo polposo ha fatto breccia nell’anello contenitivo, nel legamento longitudinale e aggetta direttamente nel canale vertebrale libero, senza essere più in rapporto con il disco.
Come si effettua la diagnosi di ernia del disco?
La diagnosi si effettua mediante risonanza magnetica o TC del distretto interessato. Possono esserci esami aggiuntivi, come una radiografia della colonna, che verifica se le vertebre sono ben allineate. Può essere utile anche l’elettromiografia, un esame che studia la funzionalità dei nervi e dice quanto la radice nervosa compressa sta soffrendo.
Quando si scopre di avere un’ernia è necessario il riposo per almeno due/tre settimane, ciò non significa stare a letto, ma rallentare un po’ nello svolgere le normali attività ed evitare sforzi. È importante poi iniziare una terapia farmacologica con antinfiammatori o eventualmente cortisone. Occorre poi iniziare la fisioterapia per ridurre il dolore da contrattura lombare successiva all’ernia.
Dalla terapia conservativa all’intervento chirurgico
La stragrande maggioranza delle ernie del disco guariscono spontaneamente perché il nucleo polposo è composto per il 90% d’acqua per cui l’ernia tende naturalmente a disidratarsi; questo processo di guarigione spontanea impiega tre mesi, quando il dolore dopo circa tre mesi di terapia conservativa (farmaci, riposo, fisioterapia) non è efficace si può pensare all’intervento chirurgico. Nel caso in cui la sintomatologia oltre al dolore comprenda anche disturbi del movimento, la chirurgia deve essere presa in considerazione ben prima.
Oggi la chirurgia si avvale di approcci percutanei, in cui non è necessaria l’incisione della cute perché si entra direttamente nel disco mediante un sondino e grazie alla guida radioscopica. All’interno del disco vengono inoculate alcune sostanze con lo scopo di vaporizzare il nucleo polposo, velocizzando così il processo di naturale disidratazione. Si tratta di un intervento eseguito in regime ambulatoriale e in anestesia locale, più rapido e meno invasivo per il paziente.
La prevenzione dell’ernia del disco
Per prevenire l’ernia del disco è consigliabile:
- Adottare posture corrette, evitando di stare gobbi e contrastando la sedentarietà.
- Praticare sport.
- Evitare sforzi eccessivi.
- Smettere di fumare.
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