Roberto Ravera, responsabile dell’équipe di Ortopedia II di Humanitas Cellini, mette a fuoco quali sono le patologie più comuni per cui si ricorre alla chirurgia della spalla.
Dottor Ravera, di che cosa si ammala la spalla?
«La spalla può soffrire di patologie degenerative tendinee – ovvero tendinopatie o rotture del gruppo tendineo detta anche cuffia dei rotatori, una volta definita anche genericamente periartrite di spalla per descrivere un’infiammazione di questi tendini -, oggi curate con tecniche chirurgiche artroscopiche mininvasive. La spalla può accusare, poi, patologie dell’instabilità, che comprendono i distacchi delle strutture anatomiche fondamentali per la stabilità dell’articolazione, come le lussazioni traumatiche, per le quali si punta a ripristinare l’anatomia originale del paziente. Infine, l’invecchiamento può causare artrosi, usura della cartilagine e altre patologie per cui si arriva a curare il paziente grazie alla chirurgia protesica, con la sostituzione vera e propria di elementi articolari».
Che età hanno i pazienti?
«Le lussazioni sono frequenti anche nei giovani, qui in Humanitas Cellini abbiamo pazienti per la chirurgia protesica dai 16-17 anni fino a quelli molto anziani».
Ci sono soggetti più a rischio di altri?
«I soggetti più a rischio sono gli sportivi, che fanno attività ripetitive al massimo sforzo e sono esposti a rischi di lesioni traumatiche, e le persone anziane, perché l’invecchiamento fisiologico deteriora le articolazioni».
Quali sono i fattori di rischio?
«La chirurgia protesica è considerata “chirurgia maggiore”, perché prevede un intervento impegnativo quindi ogni paziente va “studiato” molto bene prima di essere eventualmente portato in sala operatoria. Ad esempio soggetti con il diabete o con anemie importanti o immunodepressi a causa di patologie tumorali pregresse sono più esposti ai rischi infettivi. In ogni specifica situazione si propone la terapia più adatta».
Che abitudini di prevenzione si possono adottare?
«Bisogna stare attenti a non eccedere con il peso, perché mantenere nei limiti l’indice di massa corporea aiuta a non sovraccaricare le articolazioni. Uno stile di vita sano, che prevede un’alimentazione bilanciata e una moderata attività fisica adatta alla fascia di età, può essere utile per ritardare l’insorgenza di patologie osteoarticolari».
Quali sono i sintomi da non sottovalutare?
«L’intensità del dolore e la sua persistenza nel corso del tempo sono campanelli d’allarme, oltre alla resistenza al trattamento comune con gli antinfiammatori. In questi casi consiglio sempre di fare attenzione alle auto-diagnosi e ai trattamenti fai da te e di optare per una visita da uno specialista ortopedico».