È tempo per un controllo utile a identificare e a prevenire determinate patologie: ECG, prova da sforzo, ecocardiogramma, TC e risonanza magnetica possono aiutarci a proteggere il cuore. Ecodoppler alla carotide ed ecografia all’addome possono difenderci da stenosi e aneurisma.
Per cuore e arterie è il momento giusto per un buon check up. La stagione invernale alle porte suggerisce un controllo utile a identificare e a prevenire eventuali patologie che colpiscono la fascia di popolazione meno giovane, ma non soltanto quella. Più numerosi sono i fattori di rischio (fumo, sedentarietà, diabete, ipertensione, dislipidemia, familiarità) maggiore è la probabilità di incorrere prima o poi in un problema cardiovascolare. E se alcuni fattori non sono modificabili (età, sesso o eredità genetica), altri lo sono ampiamente, curando l’alimentazione, praticando regolare attività fisica, bevendo la giusta quantità di alcol, tenendo sotto controllo il colesterolo e la glicemia ed effettuando periodicamente dei controlli clinici, strumentali ed ematochimici.
«Fare prevenzione è utile per tutti, non solo per chi ha già accusato qualche problema», premette il dottor Francesco Milone, cardiologo della Clinica Cellini. Che prosegue: «Nell’uomo, la malattia coronarica si sviluppa a partire dai 40-50 anni di età, solo raramente prima. Il mio consiglio è quello di sottoporsi da quell’età in poi a una prova da sforzo, meglio se su tapis roulant, un test molto semplice che fornisce molteplici informazioni su capacità funzionale, pressione arteriosa, presenza di aritmie e soprattutto di eventuale angina o ischemia da sforzo, cosa non valutabile da un semplice ECG a riposo. Anche in presenza di grave malattia coronarica, infatti, l’ECG a riposo è per lo più normale». Nella donna, invece, la malattia coronarica compare di solito più tardi («Raramente prima della menopausa, anche se tende in seguito a evolvere più rapidamente», aggiunge il dottor Milone) e anche in questo caso la prova da sforzo può aiutare a cogliere eventuali anomalie. Tuttavia nel sesso femminile la percentuale di errori (“falsi positivi” soprattutto) con la prova da sforzo è significativamente più alta che nell’uomo. Spesso perciò nella donna è preferibile, per la sua maggiore attendibilità, l’ecocardiogramma da stress farmacologico o da sforzo fisico: «Abbiamo in Cellini, unici a Torino, un particolare tipo di cicloergometro su cui è possibile pedalare da sdraiati, potendo così effettuare l’ecocardiogramma da stress senza utilizzare farmaci».
Se gli esami di primo livello non hanno chiarito a sufficienza determinati sospetti è bene passare al livello successivo: «Qualora si ritenga di non dover eseguire direttamente la coronarografia, una Risonanza Magnetica cardiaca da stress o una TC coronarica ci possono essere di grande aiuto – conclude il dottor Milone -, con una preferenza per la prima che non utilizza né radiazioni né liquido di contrasto iodato».
Ancor più lenta e nascosta è l’evoluzione delle malattie vascolari, per le quali spesso il paziente non avverte né dolore né fastidio ma che possono rivelarsi molto pericolose. La stenosi della carotide è una delle principali cause di ischemia cerebrale, patologia invalidante dai numeri più grandi di quelli di incidenti stradali e incidenti sul lavoro. L’ecodoppler della carotide è perciò un esame molto importante, capace di fornire validi riferimenti generali per la salute del paziente. Chi ha più di 60 anni dovrebbe farlo. Altro esame molto utilizzato è la misurazione dello spessore intima-media. Fornisce dati oggettivi: lo spessore non aumenta? Vuol dire che le terapie funzionano. Continua ad aumentare? C’è qualcosa che non va ed è bene agire subito per rimediare.
Altro potenziale nemico da tenere d’occhio è l’aneurisma dell’aorta addominale: un’ecografia all’addome ci aiuta a scoprire questa patologia particolarmente subdola che il più delle volte viene fuori da altri esami, prescritti dall’urologo o dal gastroenterologo. Quando la parete dell’aorta addominale cede e ne provoca la rottura c’è pochissimo margine per intervenire: la mortalità è pari al 75 per cento. È una patologia che riguarda l’8-10 per cento della popolazione ultra 80enne ma che si può verificare anche in chi è molto più giovane. Pure in questo caso i fattori di rischio sono i soliti, con il fumo che la fa però da padrone: alcune sue sostanze vanno a modificare la struttura di parete dell’aorta addominale, l’ecografia può farci scoprire il problema, mentre, in una fase successiva, può anche essere un intervento di endoprotesi ad aiutarci a risolverlo.