Chirurgia mininvasiva: tendinopatia cronica del tendine d’Achille, osteotomia del calcagno, artrodesi del retropiede. In Humanitas Cellini vengono tutte operate con le nuove tecniche.
«La chirurgia mininvasiva per correggere in modo meno traumatico i danni riportati dai nostri piedi. Ciò che prima veniva fatto con una metodica tradizionale viene ora eseguito con incisioni più piccole e una serie di accortezze che garantiscono impatti minori e, talvolta, tempi di recupero più celeri». Il dottor Luigi Milano, responsabile della Chirurgia del piede di Humanitas Cellini, descrive la chirurgia mininvasiva come uno strumento prezioso del quale non bisogna però abusare: «E’ rischioso adattare forzatamente l’intervento alla metodica mininvasiva – ammonisce -. Al contrario, bisogna prima decidere il tipo di intervento e poi scegliere la metodica migliore per il paziente. Potrà essere un intervento tradizionale, parzialmente o totalmente mininvasivo, basta che rispetti la natura del problema che ha portato all’intervento».
In Humanitas Cellini la chirurgia percutanea viene usata soprattutto per interventi che riguardano il retropiede. Al dottor Milano spetta il compito illustrarne tre esempi: la correzione della tendinopatia cronica del tendine d’Achille, l’osteotomia di calcagno, l’artrodesi.
Tendinopatia cronica del tendine d’Achille.
Fino a poco tempo fa l’intervento consisteva in un’incisione di 3-4 centimetri: il peritenonio (membrana che riveste il tendine) veniva asportato mentre il tendine veniva sottoposto a una serie di tagli e incisioni praticati per rivitalizzarlo. Ora si eseguono invece quattro piccoli buchi che vengono attraversati da un filo robusto, incaricato di scollare e tagliare le aderenze tra la faccia profonda del tendine e la faccia anteriore del peritenonio, sede di provenienza di tutte le connessioni vascolari. Questa manovra interrompe o elimina proprio le connessioni vascolari e identica sorte riguarda le terminazioni nervose che causano in toto o in parte il dolore. Oltre che nei quattro piccoli buchi, i vantaggi di questa tecnica risiedono nei minori rischi di cattiva cicatrizzazione o di infezioni.
Osteotomia di calcagno.
Usata in diverse situazioni, la più frequente è quella che riguarda l’osteotomia di medializzazione del calcagno, usata con il piede piatto dell’adulto, talvolta come intervento isolato e altre volte in associazione con altri interventi. Siamo passati da un’incisione di 3-4 centimetri sulla parte laterale del calcagno, dove veniva eseguito il taglio dell’osso con il successivo spostamento della parte posteriore del calcagno per allinearlo alla tibia, a un’ulteriore evoluzione percutanea che prevede un’incisione di appena 5 millimetri e l’utilizzo di una piccola fresa in vece della sega tradizionale. Il resto dell’intervento rimane sostanzialmente lo stesso: spostamento dell’osso e fissazione con fili o viti. Anche in questo caso il grande vantaggio risiede nella minor traumaticità dell’intervento, più veloce e confortevole, meno rischioso per cicatrici e infezioni.
Artrodesi.
Si parla di artrodesi quando una o più articolazioni vengono eliminate attraverso il blocco contemporaneo di due segmenti ossei. Capita quando l’articolazione ha problemi strutturali tali da dover essere eliminata. In quel caso si ricorre alla protesi e, laddove non è possibile, all’artrodesi che per alcune articolazioni dei piedi rappresenta l’unica soluzione possibile. Le tecniche tradizionali registrano un accesso molto ampio, utile ad asportare quel che resta delle cartilagini articolari per poi mettere a contatto le due superfici ossee fissandole con viti o placche. Le tecniche mininvasive sono invece ideali per pazienti con problemi di cattiva circolazione o cute molto danneggiata (ustioni, lacerazioni profonde o altro): una o due piccole incisioni consentono ad apposite frese di asportare le cartilagini e fissare le superfici ossee attraverso strumenti adattati ad hoc, come viti o chiodi specifici.