Che cosa sono i confitti neurovascolari?
I conflitti neurovascolari includono un insieme di sindromi dovute alla compressione dei nervi cranici, generalmente in corrispondenza del loro punto di ingresso nel tronco encefalico (root entry zone o REZ).
Che cos’è la nevralgia del trigemino?
La nevralgia del trigemino, o tic doloreux, è una delle più frequenti cause di dolore facciale. Interessa le aree innervate dal trigemino, il quinto paio di nervi cranici, responsabile della percezione sensitiva del volto e di alcune funzioni motorie come la masticazione. Il nervo si divide in tre branche:
- Oftalmica (V1), che si occupa della sensibilità della regione frontale
- Mascellare (V2), responsabile della sensibilità del naso e della mascella
- Mandibolare (V3), che trasmette la sensibilità della bocca e dell’arcata mandibolare
Cosa causa la nevralgia del trigemino?
Nella maggioranza dei pazienti la nevralgia del trigemino tipica è dovuta ad uno stretto contatto tra il nervo e un’arteria cerebellare (conflitto neurovascolare), in un numero minore di casi il conflitto può avvenire con una vena. Il ripetuto contatto con un’arteria (e la relativa pulsatilità) induce a una perdita del rivestimento mielinico delle fibre sensitive, che tendono a sviluppare impulsi spontanei anomali che si manifestano con le sensazioni dolorose.
La causa della nevralgia del trigemino atipica è da ricercare in altre patologie concomitanti come sclerosi multipla, infezione erpetica, tumori del basiranno con conseguente compressione diretta del nervo.
Quali sono i sintomi della nevralgia del trigemino?
La nevralgia del trigemino nella sua forma tipica è caratterizzata da quattro elementi:
- dolore lancinante o elettrico
- presenza di punti del viso che, se stimolati, evocano il dolore (trigger points)
- specifici stimoli che inducono la comparsa del dolore (triggers)
- inizio improvviso della sintomatologia
La nevralgia del trigemino si manifesta generalmente dopo la quinta decade di vita e può indurre effetti estremamente negativi anche dal punto di vista emotivo, il paziente si trova a vivere periodi di intenso dolore alternati a momenti di paura per il possibile ritorno della sintomatologia.
Il dolore è estremamente intenso e di breve durata, colpisce solitamente un lato del volto ed è spesso scatenato da semplici azioni legate alle normali attività quotidiane come masticare, lavarsi i denti, parlare, soffiarsi il naso. Nei periodi tra una crisi e l’altra il paziente non lamenta dolore.
Le remissioni spontanee possono durare settimane, mesi o anni; frequentemente, con il passare del tempo, gli intervalli diventano sempre più corti e le recidive più gravi e prolungate nel tempo.
La nevralgia trigeminale atipica, invece,è caratterizzata da assenza di definiti trigger points, dolore intermittente o persistente, intorpidimento del viso. In questi casi è possibile percepire anche una riduzione del gusto in particolare modo degli alimenti salati.
Come viene diagnosticata la nevralgia del trigemino?
La diagnosi di nevralgia trigeminale richiede un’accurata raccolta anamnestica per distinguere tra forma tipica e atipica. La conferma avviene attraverso una RM encefalo mirata alla regione dell’angolo ponto-cerebellare; essa permette di visualizzare il nervo trigemino e l’arteria che ne determina la compressione, o di escludere la presenza di lesioni tumorali che interferiscano con il decorso del nervo trigemino.
La diagnosi differenziale deve essere posta con la nevralgia post-erpetica (caratterizzata da dolore continuo, vescicole e distribuzione nel territorio V1), con una patologia odontoiatrica, una patologia dell’orbita, l’arterite temporale.
Trattamenti chirurgici: quali opzioni esistono?
Il trattamento chirurgico in caso di nevralgia del trigemino consiste nella decompressione microchirurgica del nervo trigemino, separandolo dall’arteria che ne determina il conflitto.
L’intervento è indicato come prima opzione nei pazienti di età inferiore a 70 anni o, in assenza di patologie rilevanti, nei pazienti più anziani refrattari o intolleranti al trattamento farmacologico.
Un’altra opzione è la microcompressione percutanea, una tecnica eseguita, in genere, a paziente sedato e non in anestesia generale e consistente nella compressione meccanica del ganglio di Gasser mediante un catetere a palloncino di Fogarty. È indicata nei pazienti anziani con gravi malattie ed ha il vantaggio di essere una tecnica mini-invasiva e di non essere gravata da complicanze ed effetti collaterali importanti (residua in genere solitamente una riduzione della sensibilità o formicolio della branca interessata).