Cosa sono i Gliomi celebrali?
I gliomi cerebrali sono tumori che originano dalle cellule gliali, essenziali per il sostegno e il trofismo dei neuroni.
La benignità o malignità istologica del tumore dipendono dal grado di differenziazione delle sue cellule può essere ben differenziato (quindi simile al tessuto sano) cioè più benigno oppure più indifferenziato (cioè che presenta più alterazioni rispetto al normale tessuto cerebrale) quindi più maligno (detto anche anaplastico).
Quali sono le tipologie di gliomi e che sintomi presentano?
Si delineano cinque categorie di gliomi in base al grado di differenziazione:
Astrocitoma Pilocitico (WHO Grado I): Comune in età pediatrica, è tipicamente localizzato nel cervelletto, ma può colpire anche l’ipotalamo e il chiasmo ottico. A crescita lenta, può rimanere asintomatico per un periodo prolungato e può manifestarsi con disturbi dell’equilibrio, della coordinazione e sintomi correlati all’occlusione dell’idrocefalo, oltre a possibili disturbi della vista.
Ependimoma di Basso Grado (WHO Grado II): Tipico dell’infanzia, origina dalle cellule ependimali delle cavità ventricolari cerebrali. I sintomi, spesso legati alla compressione delle strutture cerebellari, includono disturbi dell’equilibrio e della coordinazione motoria, oltre all’insorgenza di idrocefalo.
Gliomi di Basso Grado (WHO Grado II): Divisi in astrocitomi, oligodendrogliomi e oligoastrocitomi, colpiscono preferenzialmente giovani adulti. I sintomi sono legati dalla sede del tumore, con manifestazioni come cefalea, nausea, vomito, disturbi del linguaggio, della vista e dell’equilibrio.
Gliomi Anaplastici (WHO Grado III): Suddivisi in varie tipologie, sono tumori aggressivi che spesso colpiscono persone di mezza età e possono insorgere in seguito alla trasformazione maligna di un glioma di basso grado oppure comparire direttamente. I sintomi variano in base alla localizzazione, coinvolgendo cefalea, nausea, vomito, disturbi del linguaggio, dell’equilibrio e crisi epilettiche.
Glioblastoma Multiforme (WHO Grado IV): Il più aggressivo, colpisce generalmente persone anziane. Caratterizzato da crescita rapida, manifesta sintomi legati all’aumento della pressione intracranica, come cefalea, nausea e rallentamento ideo-motorio. Altri sintomi, dipendenti dalla localizzazione, includono disturbi del linguaggio, della vista, dell’equilibrio, cambiamenti del carattere, perdita di memoria e crisi epilettiche.
Come avviene la diagnosi?
La diagnosi avviene mediante risonanza magnetica (RM) encefalo e tomografia computerizzata (TC), che aiutano ad evidenziare le caratteristiche delle lesioni come margini regolari, componenti cistiche, calcificazioni, margini irregolari, lesioni solide.
Quali sono le opzioni di trattamento?
Il trattamento varia in base alla tipologia di glioma. Per l’Astrocitoma Pilocitico (WHO Grado I): il trattamento principale consiste nell’asportazione chirurgica, con un tasso di guarigione del 95% se eseguita completamente. Nel caso dell’Ependimoma di Basso Grado (WHO Grado II), l’intervento chirurgico solitamente consente l’asportazione totale, ma in presenza di invasione delle strutture circostanti o in caso di recidiva, può essere considerata la terapia radiante.
I Gliomi di Basso Grado (WHO Grado II) richiedono un trattamento microchirurgico, con l’obiettivo di asportare il tumore preservando le regioni cerebrali adiacenti. Nonostante la crescita lenta, sono inclini a recidive, e il monitoraggio tramite RM encefalo seriale è essenziale. La chemioterapia e la radioterapia sono opzioni possibili.
Per i Gliomi Anaplastici (WHO Grado III), il trattamento è principalmente microchirurgico, cercando di rimuovere il tumore mantenendo l’integrità cerebrale. In situazioni critiche o condizioni cliniche sfavorevoli, si può optare per la biopsia del tessuto tumorale e terapie adiuvanti, incluse la chemioterapia.
Infine, il Glioblastoma Multiforme (WHO Grado IV) richiede un trattamento aggressivo multidisciplinare, con un’ampia asportazione chirurgica seguita da radioterapia e chemioterapia. I tempi medi per la recidiva sono di circa 5-6 mesi, e in caso di recidiva chirurgicamente accessibile, può essere considerato un re-intervento.