Che cos’è la discopatia degenerativa lombare?
La discopatia degenerativa è una patologia della colonna vertebrale caratterizzata da un indebolimento del disco intervertebrale che va incontro a fenomeni di disidratazione delle sue componenti, diminuzione della sua resistenza alle sollecitazioni funzionali e, negli stadi più avanzati, a un assottigliamento con riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra. Questo causa l’instaurarsi di un restringimento dei forami attraverso i quali le radici nervose fuoriescono dal canale vertebrale e il verificarsi di instabilità ovvero la presenza di eccessivo movimento tra una vertebra e l’altra, che puo arrivare a provocare uno scivolamento in avanti di una vertebra (spondilolistesi degenerativa).
La discopatia degenerativa è una patologia frequente anche in soggetti in giovane età e costituisce una delle principali cause di mal di schiena nella popolazione adulta. Quando si verificano compressioni di radici nervose al dolore lombare si aggiunge la sciatalgia.
Bisogna ricordare che la gravità del mal di schiena non è direttamente proporzionale all’entità delle alterazioni dei dischi intervertebrali visibili alla risonanza magnetica della colonna.
È dunque fondamentale la valutazione dello specialista che in base a numerosi parametri e alla visita del paziente, proporrà il trattamento più opportuno, che in prima istanza è quasi sempre non chirurgico.
Quale chirurgia per la discopatia degenerativa lombare?
Quando il dolore diviene eccessivo, si manifesta dopo sollecitazioni funzionali lievi e non risponde alle cure mediche e fisioterapiche, può essere presa in considerazione una soluzione di tipo chirurgico.
Le tecniche utilizzabili sono molteplici e si dividono in due categorie principali:
- le tecniche mini invasive, quali la radiofrequenza o la termocoagulazione discale (IDET)
- le tecniche di artrodesi (o di stabilizzazione vertebrale)
Lo spazio di impiego delle prime è circoscritto a casi di minore gravità e viene praticato in regime di Day Hospital.
L’artrodesi vertebrale che è il tipo di procedura chirurgica maggiormente utilizzato a livello mondiale, consiste nella rimozione del disco intervertebrale sofferente e nell’impianto di spaziatori metallici o in carbonio fra le vertebre interessate , associato al posizionamento di viti sulle stesse.
Nonostante possa sembrare un intervento molto invasivo, oltre a essere una tecnica in grado di offrire buoni risultati sul dolore, comporta una degenza ospedaliera ridotta e un recupero postoperatorio davvero rapido.
La degenza dura 4 giorni, la ripresa del cammino avviene in seconda giornata postoperatoria e non vi è necessità di utilizzare un busto.
La valutazione del chirurgo vertebrale è necessaria per fornire le migliori indicazioni e offrire ogni chiarimento in merito.