Le infezioni respiratorie tipiche di questo periodo dell’anno possono causare complicanze serie, soprattutto nelle persone che hanno già una malattia cardiovascolare. «Quando fa freddo – spiega la dottoressa Sandra Alban, responsabile del servizio di Guardia medica interdivisionale di Humanitas Cellini – il nostro organismo risponde con la vasocostrizione, una condizione che comporta un aumento della pressione sanguigna accompagnato da brividi e aumento della frequenza cardiaca».
Attenti, perché l’influenza può mettere a rischio il cuore con complicanze che riguardano l’apparato cardiovascolare, soprattutto in caso di malattie pre-esistenti. C’è una “relazione pericolosa” tra le infezioni respiratorie, tipiche di questo periodo dell’anno e gli eventi cardiovascolari, come dimostra il fatto che circa un terzo degli attacchi di cuore si registra dopo un’infezione respiratoria acuta e che, nelle prime due settimane successive all’infezione, il rischio di eventi coronarici aumenta di due o tre volte. La controprova? Nei pazienti che hanno già una malattia cardiovascolare, il trattamento precoce dell’influenza riduce del 60 per cento il rischio di un nuovo evento cardiovascolare nel mese successivo.
«È risaputo che il freddo aumenta in primis il rischio cardiovascolare – conferma la dottoressa Sandra Alban, responsabile del servizio di Guardia medica interdivisionale -. Le basse temperature possono infatti rappresentare un nemico insidioso per il cuore, soprattutto in quello dei soggetti che svolgono attività all’aperto». Dati diffusi dalla SIC (Società italiana di cardiologia) dimostrano che associare fatica a temperature polari può aumentare fino al 34 per cento il pericolo di un infarto, mentre le infezioni respiratorie fanno crescere di sei volte la possibilità di andare incontro a un attacco cardiaco. «Cosa succede quando fa freddo? – spiega la dottoressa Alban –. Che il nostro organismo risponde con la vasocostrizione, condizione che comporta un aumento della pressione sanguigna accompagnato da brividi e aumento della frequenza cardiaca per aumentare la temperatura corporea». Gli organismi sani tollerano bene questi meccanismi di difesa, ma le persone a rischio possono andare incontro all’infarto. «Questo quadro – aggiunge la dottoressa Alban – può essere aggravato dalla maggiore sedentarietà legata all’inverno e dalla maggiore incidenza di influenza e infezioni del tratto respiratorio, ecco perché questa stagione rappresenta un periodo più critico per il cuore».
Chi può patire più di altri le conseguenze del freddo è ovviamente il paziente cardiopatico, i soggetti affetti da patologie respiratorie croniche, le persone anziane e con problemi cognitivi, i neonati, le persone che soffrono di altre malattie croniche (patologie della tiroide, diabete, malattie artritiche, dipendenze, patologie psichiatriche) o che assumono sostanze psicotrope. Infine individui in condizione di precarietà socio-economica.
In questo periodo vanno inoltre segnalati altri aspetti clinici che possono essere indotti dal freddo: «In inverno possono essere frequenti le epistassi, cioè il sangue dal naso – chiarisce la dottoressa Alban -. La colpa è della solita aria fredda che non riesce a trattenere l’umidità più calda del rivestimento nasale e fa seccare la mucosa fino a rompere e far sanguinare i capillari sottostanti». Adottare un adeguato spray nasale salino può risultare utile per mantenere umide le membrane mucose ed evitare i sanguinamenti. L’umidità espulsa dalla pelle è invece all’origine di un altro fenomeno tipico della stagione invernale: le labbra screpolate. «Con le basse temperature – conclude la dottoressa Sandra Alban – i vasi sanguigni si restringono rallentando il ricambio cellulare e facendo screpolare la pelle con maggiore facilità. Burro cacao e stick idratanti sono tra i prodotti specifici più diffusi, ma il mio consiglio è quello di bere molta acqua e di osservare una corretta alimentazione in grado di favorire il consumo di frutta, verdura, cereali, vitamine A, C ed E».