Che cosa succede quando la nostra urina cambia colore? Può essere il sintomo di un problema di salute? Ne hanno parlato a “Martedì Salute” la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, il dottor Gian Luca Milan e il dottor Dario Neira, urologi di Humanitas Cellini.
“Tutti i colori delle urine: quando ci dobbiamo preoccupare?”. Era il titolo del “Martedì Salute” in programma lo scorso 12 febbraio all’Auditorium della Città metropolitana di Torino. A illustrare il tema dell’incontro sono stati la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, responsabile di Urologia I di Humanitas Cellini e altri due specialisti della stessa équipe: il dottor Gian Luca Milan, urologo e andrologo e il dottor Dario Neira, urologo e psicoterapeuta.
Cosa succede quando la nostra urina cambia colore? Può essere il sintomo di un problema di salute o può invece essere un fenomeno che non genera conseguenze? Rispondendo a queste domande la dottoressa Giuseppina Cucchiarale ha introdotto il suo intervento: «Per secoli – ha detto – quello delle urine è stato l’unico esame semeiologico e di laboratorio, allora come oggi il colore rimane un elemento fondamentale, tanto che di recente la prestigiosa “Cleveland Clinic” ha realizzato un’autentica scala di colori con il compito di orientare il paziente». La responsabile di Urologia I di Humanitas Cellini ha quindi provato a tracciare una sorta di guida ai colori delle urine: «Una colorazione scura può non essere un problema se associata all’assunzione di certi farmaci, ma può anche indicare una patologia del fegato dovuta a un eccesso di bilirubina», ha detto. Se i colori blu e verde possono essere le spie di infezioni urinarie, la schiuma frequente può indicare la mancata trattenuta delle proteine da parte del filtro renale. E il colore rosso (o rosa)? «È quello che fa immediatamente pensare alla ematuria, vale a dire la presenza di sangue nelle urine – ha confermato la dottoressa Cucchiarale -. Può essere falsa perché legata all’assunzione di farmaci o di alimenti rossi, ma può anche segnalare un’emorragia a rene, pelvi, vescia o altro». Cosa occorre fare in quel caso? «No ai rimedi fai da te che comprendono diete particolari, trattamenti emostatici o tanto riposo – ha chiosato la dottoressa Cucchiarale -: bisogna andare subito da un medico». In tema di ematuria, tocca proprio all’urologo eseguirne anamnesi e diagnosi: può anche essere indice di un serio problema di salute.
Del colore dello sperma ha invece parlato il dottor Gian Luca Milan, urologo e andrologo di Humanitas Cellini. Ricordato che è composto in massima parte da una componente liquida detta plasma seminale e per il 2-5 per cento da spermatozoi, il dottor Milan ha affermato che anche il liquido seminale può cambiare colore o consistenza: «L’alterazione del colore può dipendere da molteplici fattori e comprendere diversi organi, mentre lo sperma molto liquido può significare una ridotta presenza di spermatozoi che può anche significare ridotta fertilità o sterilità». Se assume una colorazione giallastra può anche indicare la presenza di urina, mentre le tinte verde e gialloverde possono indicare infezioni o infiammazioni. «Da non trascurare è l’emospermia – ha ammonito il dottor Milan -. Indica la presenza di sangue nello sperma e il più delle volte è benigna perché legata alla fragilità dei capillari, ma può anche nascondere patologie gravi come infezioni di uretra e prostata, malattie sessualmente trasmissibili o, molto più raramente, tumore alla prostata». Anche il dottor Milan ha sottolineato l’importanza di cogliere tempestivamente certi segnali e di rivolgersi all’urologo per ottenere la giusta diagnosi e la più adatta terapia.
L’ultimo intervento è stato quello del dottor Dario Neira, urologo e psicoterapeuta di Humanitas Cellini. «Come reagisce il paziente di fronte a un’ematuria? – ha esordito -. La malattia spaventa perché attacca e trasforma l’organismo e la psiche del soggetto, costretto a vivere tra consapevolezza e illusione in attesa di una diagnosi che, anche per questo motivo, deve risultare tempestiva ed efficace». Ha quindi proseguito: «La malattia è anche un incontro con il corpo, con la medicina, con il passato attraverso l’anamnesi e con il futuro per mezzo della prognosi. È un incontro con la nostra personalità e le nostre difese». Illustrando le diverse diagnosi di personalità (sano, nevrotico, borderline, psicotico), il dottor Neira ha evidenziato come ciascuno reagisca alla malattia a modo suo. «Attraverso un meccanismo di difesa che ne riflette la personalità e che va dal livello adattivo, tipico del sano, fino a quelli di rimozione e disconoscimento che possono portare alla negazione della malattia». Dopodiché ha concluso parlando di chi soffre di ipocondria: «Rappresenta il 2-8 per cento delle persone che vanno dal medico ed è indice di sofferenza autentica, non di malattia immaginaria. SI tratta di un disturbo che dà sintomi somatici o ansia di malattia e che trova in Internet un labirinto di micidiali conferme».