«Si tratta di una metodica non invasiva che cura diverse patologie a carico di ossa e tessuti molli», spiega il dottor Renato Bocchini, responsabile della Radiodiagnostica di Humanitas Cellini. È molto utilizzata anche dagli sportivi perché garantisce miglioramenti rapidi e tangibili.
«Le onde d’urto utilizzate in terapia sono particolari onde acustiche con caratteristiche che da un punto di vista fisico sono definite onde acustiche ad alta energia. Questi impulsi generano una forza meccanica diretta che può essere indirizzata sulle parti del corpo da trattare». Con queste parole, il dottor Renato Bocchini, responsabile del servizio di Radiodiagnostica di Humanitas Cellini, definisce le onde d’urto, metodica non invasiva che in molti casi rappresenta una valida opzione terapeutica per la cura di svariate patologie, anche in fase acuta, grazie alle sue proprietà benefiche di carattere antinfiammatorio, antidolorifico e anti-edema (contrasta cioè il “gonfiore”) nonché per stimolare la riparazione dei tessuti. Al Centro medico San Luca di Cascine Vica (Rivoli) le onde d’urto rappresentano da anni una metodica molto richiesta e apprezzata da pazienti anziani, sportivi e reduci da traumi.
Dottor Bocchini, cosa sono le onde d’urto e come agiscono sul paziente? Sono dolorose?
«Si tratta di onde acustiche molto simili a quelle dell’ecografia ma dalla frequenza diversa che le rende percepibili anche dal nostro orecchio. Interagiscono meccanicamente sul tessuto attraverso una sonda: intensità e frequenza vengono decise dal medico in base al tipo di patologia e al problema del paziente e tenendo conto della tollerabilità dello stesso verso la metodica. Definirle dolorose è eccessivo, possono talvolta risultare fastidiose ma il medico ha la possibilità di intervenire in corso d’opera andando incontro alle esigenze del paziente. Capita di frequente che il paziente arrivi alla prima seduta con il timore delle onde d’urto ma è una preoccupazione eccessiva, tanto che la reazione finale più abituale è: tutto qui?».
In quali situazioni si ricorre alle onde d’urto?
«Il trattamento con onde d’urto si rivela efficace nella cura di molte patologie a carico delle ossa e dei tessuti molli come tendini e legamenti. Spalla, gomito, piede, tendine d’Achille, ginocchio e anca sono tutte sedi deputate ad accogliere le onde d’urto. La periartrite calcarea scapolo-omerale è la patologia della spalla che più di frequente chiama in causa le onde d’urto. Ma possono essere utilizzate anche per le fratture ossee che faticano a calcificare o per il trattamento della cellulite, l’importante è sempre affidarsi a un medico».
Chi ricorre alle onde d’urto?
«In prevalenza si tratta di pazienti anziani con patologie osteoarticolari di tipo degenerativo, spesso dovute all’usura collegata alle loro professioni. Ma c’è anche una fortissima presenza di pazienti con problemi dovuti all’attività sportiva: i runner lamentano soprattutto fasciti plantari o tendinopatie infiammatorie, i pallavolisti risultano più vulnerabili alle spalle, così come tennisti e golfisti ai gomiti. Anche chi va in palestra incappa spesso in problemi che richiedono l’aiuto delle onde d’urto. È un problema intrinseco all’attività sportiva: capita che il professionista ne faccia troppo e che il dilettante lo faccia male. Le conseguenze sono identiche».
Come si svolgono seduta e ciclo di trattamento con le onde d’urto?
«Le modalità di esecuzione della terapia con onde d’urto sono differenti a seconda che si tratti di patologie ossee o tendinee e muscolari. Il paziente viene generalmente fatto accomodare in posizione supina sul lettino o seduta. Durante tutta la durata della terapia il paziente è sotto costante e diretto controllo medico, in modo da modificare il livello di energia anche in funzione della sensibilità del paziente. Il ciclo di trattamento conta su tre sedute che si svolgono con cadenza settimanale».
Qual è l’efficacia riconosciuta delle onde d’urto?
«Si tratta di una metodica che in tre casi su quattro garantisce un miglioramento se non la guarigione completa. In genere, i miglioramenti sono più tangibili a fine ciclo ma in molti casi sono già visibili dopo la prima o la seconda seduta. A tutti i pazienti consiglio sempre un secondo ciclo di sedute: serve a consolidare il miglioramento ottenuto o a conseguire miglioramenti ulteriori. Per i pazienti che non rispondono è invece possibile ricorrere alla terapia farmacologica o, in ultima istanza, a quella chirurgica».
In conclusione, il trattamento con onde d’urto è una metodica non invasiva, ambulatoriale, sicura e di comprovata efficacia. La terapia è pressoché priva di effetti collaterali di rilievo clinico e ben tollerata nonché ripetibile. I vantaggi che ne derivano per il paziente sono internazionalmente riconosciuti e comprovati da oltre quindici anni di esperienza nella pratica clinica quotidiana.