«In questa stagione il peggioramento delle condizioni meteo e la maggiore umidità fanno proliferare gli acari della polvere», spiega il dottor Franco Nebiolo, allergologo di Humanitas Cellini. Per questo tipo di allergene e per quelli dei peli di gatto e cane può risultare efficace l’immunoterapia, sublinguale o iniettiva, praticabile negli adulti e nei bambini di età superiore ai cinque anni.
Il gatto, il cane e… l’acaro. In tema di allergie, anche l’autunno dice la sua e mette in difficoltà chi soffre le difficoltà respiratorie dovute alla sensibilità verso i più popolari animali domestici e gli assai meno popolari microorganismi che abitano le nostre case e i nostri luoghi di lavoro. «Durante la stagione autunnale – conferma il dottor Franco Nebiolo, allergologo di Humanitas Cellini – le allergie respiratorie sono in prevalenza quelle verso gli acari della polvere. Pur essendo presente nell’ambiente per tutto l’anno, l’acaro prolifera in autunno perché aiutato dal peggioramento delle condizioni meteorologiche e dalla maggiore umidità presente nell’ambiente. È il motivo per cui in questo periodo dell’anno i suoi allergeni diventano tanto fastidiosi sia per le vie aeree superiori sia per quelle inferiori».
Sono perenni e non stagionali le allergie respiratorie al pelo di gatto e al pelo di cane, oggetto del lavoro dell’allergologo anche in questa stagione. «Spesso – prosegue il dottor Nebiolo – l’allergia al pelo di gatto provoca sintomi quali tosse, sibili respiratori e dispnea in quanto il suo allergene è veicolato da particelle di piccolo diametro che penetrano più profondamente nelle vie aeree. Per tale motivo è risaputo che chi è allergico al pelo del gatto risulta più facilmente asmatico». Come ci si difende dall’allergia al pelo di gatto? «La terapia drastica sarebbe quella di allontanare da casa l’animale – risponde il dottor Nebiolo -, ma per ovvi motivi non è spesso praticabile. Molto difficile è altresì procedere con la bonifica ambientale, perché nelle case dove c’è stato un gatto gli allergeni del pelo rimangono presenti anche a distanza di uno o due anni. Né occorre fidarsi troppo del gatto siberiano, spacciato per antiallergico: produce anche lui allergeni, alcuni anche piuttosto potenti che danno i soliti sintomi». Va meglio con il pelo del cane, un po’ meno sensibilizzante del gatto, anche se depositario di una differenza di genere: «Il cane maschio risulta più “pericoloso” per gli allergici perché portatore di allergeni specifici che la femmina non ha», rivela il dottor Nebiolo.
Per tutte queste allergie respiratorie la soluzione si trova nell’immunoterapia, un vero e proprio vaccino antiallergico che, se utilizzato nel modo corretto, può aiutare a risolvere per sempre il problema: «La terapia può essere sublinguale o iniettiva – aggiunge il dottor Nebiolo -. Nel primo caso risulta molto impegnativa poiché il paziente deve assumere una compressa al giorno per tutti i giorni dell’anno e, nel caso dell’immunizzazione per l’acaro della polvere, per almeno tre o quattro anni di seguito». Più facile affidarsi alla terapia iniettiva: «Possono anche bastare cinque o sei somministrazioni l’anno nello studio dell’allergologo». Le due opzioni sono valide anche per quanto riguarda la più diffusa tra le allergie respiratorie: quella alle graminacee. «L‘immunoterapia ripetuta per almeno tre anni produce un miglioramento sintomatologico che viene mantenuto anche negli anni a venire – conferma il dottor Nebiolo -. Il paziente che si ferma invece dopo un anno ne trae un beneficio immediato ma non sufficiente a modificare il sistema immunitario».
E i bambini? «I test allergologici si fanno già dai quattro anni di età – osserva il dottor Nebiolo -, mentre l’immunoterapia può essere avviata un anno dopo. Per i bambini si consiglia la terapia sublinguale, molto meno invasiva, da affidare all’attenzione del genitore». Anche per i più piccoli l’immunizzazione funziona se praticata nel tempo: «Fermarsi prima diventa un’occasione sprecata – conclude il dottor Franco Nebiolo -: il loro organismo è in evoluzione e svolgere un adeguato trattamento immunoterapico può produrre una vera modificazione della risposta immunitaria, riducendo la probabilità di sviluppare asma e nuove sensibilizzazioni».