Il glaucoma è la seconda causa di cecità nei paesi occidentali ed è diffusa nel 3-4 per cento della popolazione. «Ma è una malattia che, se affidata a uno specialista, può essere ben gestita e curata con terapie mediche e chirurgiche», spiega il dottor Lorenzo Galli, oculista di Humanitas Cellini.
«Il glaucoma rappresenta una patologia di notevole importanza sociale: è la seconda causa di cecità nei paesi del mondo Occidentale ed è diffusa nel 3-4 per cento della popolazione. Possiede una caratteristica molto pericolosa: non dà sintomi e perciò si rivela in modo improvviso, non a caso viene definito “il ladro silenzioso della vista”. Non esiste modo di identificarlo se non un’approfondita visita oculistica».
Così il dottor Lorenzo Galli, oculista di Humanitas Cellini, già responsabile del Servizio glaucomi dell’Ospedale Valdese di Torino, presenta la malattia che cura da oltre vent’anni con il sostegno delle sempre più mirate terapie mediche e chirurgiche.
Dottor Galli, che cos’è il glaucoma?
«Il glaucoma è una malattia che attacca il nervo ottico, progressivamente distrutto, sfogliato fibra a fibra, dall’aumento della pressione dell’occhio. Le fibre vengono perse dalla periferia del campo visivo e ciò fa sì che spesso il paziente non se ne accorga: lentamente e senza danneggiare l’acuità visiva centrale, il glaucoma comincia a erodere le fibre della “coda dell’occhio” e poi continua coinvolgendo tutto il nervo e compromettendo poco alla volta la visione. Alla fine, è come se il paziente vedesse attraverso un tubo: la cosiddetta “visione tubulare” è il passaggio finale verso la cecità. Le fibre nervose morte non vengono rimpiazzate e quando si esauriscono non c’è più nessuna immagine in grado di arrivare al cervello. Tutto questo avviene senza causare dolore e senza far nulla che possa “suggerire” alla persona a farsi visitare da un oculista».
Un luogo comune vuole il glaucoma prevenibile attraverso il controllo della pressione dell’occhio. Vuole spiegarci perché non è così?
«Quello della pressione dell’occhio è solo uno dei possibili fattori di rischio. Non esiste una correlazione così diretta tra la pressione e la patologia e non è detto che all’aumentare della pressione si trovino sempre più malati di glaucoma. Il valore pressorio è un fattore di rischio che va sempre correlato alla situazione oculare generale e agli altri fattori di rischio dell’occhio del paziente. Solo incrociando questi due dati si può avere un quadro attendibile della situazione in atto: di sicuro non basta lo screening occasionale ed è bene diffidare dai banchetti improvvisati o da chi assicura una diagnosi raccogliendo un unico dato».
Chi deve stare attento in modo particolare al rischio glaucoma?
«Il grosso problema del glaucoma è che non ne conosciamo ancora le cause. Siamo in grado di descrivere come evolve, ma non sappiamo come e perché comincia. I miopi sono, ad esempio, soggetti da guardare con particolare attenzione perché al crescere della miopia sale la possibilità di diventare glaucomatosi. Altrettanta attenzione va rivolta a chi ha familiarità con la malattia: chi ha avuto un parente con glaucoma porta con sé una possibilità di tre o quattro volte superiore alla media di incappare nella malattia. Infine, l’età: superati i quarant’anni, tutti dovrebbero fare una visita completa da uno specialista».
Si guarisce dal glaucoma?
«Guarire no, ma si può curare e gestire in vari modi. Fino a cinquant’anni fa esisteva solo il trattamento chirurgico, oggi farmaci sempre più efficaci (è il caso di colliri da utilizzare a vita da una a tre volte al giorno) coprono il 90 per cento delle terapie totali. Sennò esiste un efficace trattamento laser o anche una possibilità chirurgica con tecniche meno invasive che rappresentano una possibilità di trattamento e non più l’ultima spiaggia».
Come si gestisce il glaucoma dal punto di vista medico?
«L’oculista vede il paziente in ambulatorio ogni 4-6 mesi. La visita si compone della valutazione del visus, della pressione e del fondo. L’esame del campo visivo si compie di norma una volta l’anno. Molto utile è anche l’OCT, che serve per avere una fotografia attendibile della testa del nervo ottico nonché la scansione dello spessore delle fibre nervose. Preziosa è infine la curva tonometrica che misura la pressione per quattro volte nell’arco della stessa giornata. Il paziente glaucomatoso e la sua storia clinica diventano poco alla volta “amici” dell’oculista di riferimento ed è lui avere sotto controllo l’evoluzione della malattia. In fondo, il glaucoma è una malattia seria, ma la si può tenere a bada per tutta la vita».