Le allergie alimentari rispondono a un’anomalia del sistema immunitario, le intolleranze sono invece l’esito di diversi meccanismi patologici: sintomi, diagnosi e terapie non vanno confusi né sottovalutati.
Allergie alimentari e intolleranze alimentari non vanno confuse: le prime rispondono a un’anomalia del sistema immunitario, le altre sono invece l’esito di diversi meccanismi patologici che in molti casi non risultano ancora del tutto chiari.
Partiamo dalle allergie alimentari: interessano bambini e adulti, con quali effetti?
L’allergia alimentare colpisce soprattutto i bambini e riguarda spesso i cibi più semplici: latte, uova, frutta, ortaggi. Di norma si manifesta con l’immediata comparsa di orticaria subito dopo l’assunzione del cibo, altre volte implica invece il gonfiore delle parti molli del viso: labbra, palpebre, lingua. Una situazione che provoca disturbi del respiro di ambito bronchiale come l’asma o di natura laringea come il senso di soffocamento. Con il passare degli anni le allergie del bambino tendono a regredire, mentre il quadro di chi le vede insorgere in età adulta risulta più complesso: il disturbo non regredisce e, anzi, può evolvere fino a uno shock anafilattico potenzialmente letale. Alcuni alimenti sono più di frequente portatori di allergia: latte, uova, crostacei, frutta secca, ma seppur più rari sono tanti i cibi che possono indurre a una reazione allergica.
Come si arriva alla diagnosi di un’allergia alimentare?
La diagnosi è abbastanza semplice. Spesso è proprio il paziente a riconoscere la causa del suo problema, perché mangia un determinato alimento e subito dopo ne patisce l’effetto. Altre volte la situazione non è così facilmente decifrabile e ci possono venire in aiuto le classiche prove allergometriche con le gocce sul braccio che, nel giro di un quarto d’ora, segnalano le eventuali positività. Nei casi dubbi si può inoltre ricorrere al Rast, un esame che permette di diagnosticare le varie allergie attraverso un prelievo di sangue diretto alla ricerca delle immunoglobuline responsabili dell’allergia.
Quali sono le terapie consigliate in caso di allergia alimentare?
La terapia più efficace è quella che risponde ai sintomi attraverso l’utilizzo di antistaminici e cortisonici, ma per forza di cose il risultato migliore si ottiene astenendosi dai cibi che provocano l’allergia.
Esistono altre forme di allergia alimentare?
Sì, ce ne sono alcune parallele che si distinguono da quella classica. A cominciare da quella che una volta su due accompagna la dermatite atopica dei bambini. Piuttosto frequente è quella dei contaminanti presenti nei cibi, dove chi è ad esempio allergico al nichel può manifestare reazioni indesiderate mangiando i pomodori che ne sono molto ricchi: è comunque allergico al nichel, non ai pomodori! E poi c’è l’allergia crociata, una complicazione all’allergia da polline non curata o mal curata che favorisce reazioni allergiche quando si mangiano alimenti contenenti le stesse sostanze presenti nel polline: un esempio? L’allergia al polline della betulla può causare un’allergia crociata con mela, sedano, carota o finocchi, anche se non appartengono alla stessa famiglia.
Veniamo alle intolleranze alimentari? Come si riconoscono?
Sul tema c’è parecchia confusione, anche perché i sintomi possono essere disparati e, a fronte di alcune intolleranze ben codificate, ce ne sono altre generiche che alimentano incertezze. Quelle vere e proprie sono le intolleranze al glutine e al lattosio: la prima è la nota celiachia ed è diagnosticabile attraverso una serie di esami specifici che portano a evitare tutti i cibi contenenti glutine. Per l’intolleranza al lattosio si può invece ricorrere al test del respiro: in caso di positività vanno evitati il latte e i suoi derivati, soprattutto quelli freschi.
E le altre intolleranze?
Sono legate all’assunzione di cibi specifici e possono dare vita ai sintomi più disparati: cefalea, cistite, herpes, congiuntivite. Occorre diffidare dei tanti annunci che promettono di rivelare tutte le nostre intolleranze con un semplice test: l’unica strada sicura è quella che porta all’individuazione di questi alimenti e alla loro rimozione dalla dieta del paziente. Cosa può suggerire l’allergologo è, attraverso una serie di esami mirati, anche una ricerca specifica di altre situazioni potenzialmente in grado di favorire l’intolleranza alimentare in oggetto.