Sulla stenosi uretrale, Humanitas Cellini estende la propria attività alle donne: «Spesso alle prese con sintomi molto fastidiosi e perciò condannate a una bassa qualità di vita», spiega la dottoressa Elisa Berdondini. «L’approccio chirurgico è ricostruttivo e può contare su strumenti delicati capaci di ridurre i segni dell’intervento».
La stenosi uretrale è il restringimento o ostruzione del canale dell’uretra. Se negli uomini è rara, nelle donne è addirittura rarissima nonché più complessa di quella maschile: «Parti, cateterizzazioni e pregressi interventi chirurgici ginecologici o urologici ne rappresentano le cause più frequenti, in altri casi è invece colpa di infezioni o, più raramente, traumi», spiega la dottoressa Elisa Berdondini.
«Spesso le pazienti femminili non sono operabili e perciò vengono condannate a una bassa qualità di vita. Dolore, bruciore, perdita di urina, difficoltà a urinare e ad avere rapporti sessuali possono rappresentare i sintomi della stenosi uretrale». Talvolta associati ad altre patologie ginecologiche o collegati alla continenza urinaria, contribuiscono a rendere difficili la diagnosi e la terapia di una patologia che in Italia non può oggi contare su altri Centri ultraspecialistici.
«Anche in campo chirurgico la patologia uretrale femminile è molto diversa da quella maschile – prosegue la dottoressa Berdondini -. L’uretra della donna è lunga appena quattro centimetri, a fronte dei 20-25 di quella dell’uomo. In quei quattro centimetri sono presenti strutture fondamentali per la continenza urinaria che dovrebbero rimanere sempre intatte. Ecco perché riparare anche un solo centimetro di uretra nella donna può comportare conseguenze importanti».
«Utilizziamo tutto il nostro know-how costituito da strumenti delicatissimi, pinze e fili che si utilizzano nella chirurgia ricostruttiva ed estetica – aggiunge la dottoressa Berdondini -. Perché una sutura eseguita in modo adeguato non produce cheloidi o altre alterazioni dell’organo riparato ma, al contrario, permette di restituirgli conformazione e funzione vicine a quello sano». Si tratta di una differenza fondamentale rispetto alla tradizionale chirurgia ginecologica e urologica che spesso si fa carico di risolvere il problema senza però troppo curarsi di quelle esuberanze cicatriziali che alla lunga possono produrre complicanze addirittura superiori al problema iniziale.
«Non è sempre possibile intervenire chirurgicamente per risolvere il problema – conclude la dottoressa Elisa Berdondini -. Anche in quel caso, ci prendiamo cura delle pazienti e le indirizziamo verso soluzioni che, anche attraverso la gestione del dolore, ne possono migliorare la qualità di vita».