Allergie alle graminacee: starnuti, lacrime agli occhi e naso che cola rappresentano alcuni effetti dell’allergia stagionale. «Visita specialistica e test diranno a cosa siamo allergici, il vaccino risolverà il problema», spiega il dottor Francesco Furno, allergologo di Humanitas Cellini.
Assieme alla primavera arrivano le allergie alle graminacee: starnuti, lacrime agli occhi, naso che prude e che cola, mucose nasali congestionate, respirazione difficoltosa ed eruzioni cutanee. E’ quanto riserva al soggetto allergico la stagione che registra la fioritura e la conseguente emissione di polline della maggior parte delle piante. «Ciascuna specie ha il suo calendario di impollinazione che, nel suo complesso, inizia a gennaio per terminare a ottobre. Marzo e aprile rappresentano i mesi che forniscono il maggior numero di tessere al mosaico dell’impollinazione», sottolinea il dottor Francesco Furno, specialista del nuovo ambulatorio di allergologia di Humanitas Cellini
La primavera registra in particolare la fioritura delle graminacee: orzo, frumento, mais, avena, segale, riso ma anche piante selvatiche e infestanti capaci di crescere in modo spontaneo nei giardini, nei prati o al bordo delle strade. A queste piante risulta allergico circa il 10-15 per cento della popolazione, compresi moltissimi bambini.
Perché una persona soffre di allergie alle graminacee?
«Per la maggior parte di noi il polline risulta una sostanza innocua – risponde il dottor Furno -. Per altre persone, invece, i pollini vengono erroneamente individuati come sostanze pericolose dal loro sistema immunitario che si attiva e stimola la produzione di particolari anticorpi detti IgE che agiscono su alcune cellule immunitarie, dette mastociti, causando la liberazione di una sostanza di nome istamina che favorisce l’infiammazione. Rinite, congiuntivite allergica, asma e orticaria sono alcune tra le manifestazioni tipiche di queste reazioni allergiche».
Qual è la strada migliore per fronteggiare questo tipo di allergia?
«Di fronte alle allergie respiratorie, la cura fondamentale è quella del vaccino. Il vaccino cura, blocca e fa regredire l’allergia desensibilizzando il paziente allergico. E’ uno strumento moderno e agevole che, attraverso l’assunzione di due microdosi l’anno per via intradermica, agisce come immunomodulatore e riduce o azzera la produzione degli anticorpi che provocano l’allergia. E’ una pratica scevra da rischi che richiede un impegno ridotto, molto distante dai vecchi vaccini che comportavano moltissime iniezioni e assorbivano molto tempo».
Come si scopre di avere un’allergia alle graminacee?
«Attraverso la visita allergologica, fondamentale per diagnosticare, escludere o monitorare uno o più di questi disturbi. Dopo aver raccolto i dati relativi alla storia e allo stile di vita del paziente e dopo aver visionato gli eventuali esami medici già svolti, l’allergologo sarò in grado di procedere con i test incaricati di accertare il tipo di allergia».
Quali sono i test utili ad accertare il tipo di allergia?
«Il più diffuso e semplice è il cosiddetto Prick Test: un goccino di ciascun singolo allergene sul braccio del paziente e un buchino sulla cute riveleranno, attraverso la comparsa di un ponfo rosso e caldo, l’allergia. E’ un test che possono fare tutti e che richiede circa mezzora di tempo: quindici minuti per la preparazione e altrettanti per l’attesa del responso che è pressoché immediato».
Come ci si comporta durante la fase acuta dell’allergia?
«Si può ricorrere ai tradizionali farmaci antistaminici o cortisonici, dosati con attenzione perché tendono a perdere d’efficacia se usati in modo sistematico. Tolgono i sintomi ma non curano la malattia che procede con il suo corso: tre casi su quattro di rinite allergica evolvono in asma, senza dimenticare le poliposi nasali o le sinusiti che possono complicare il quadro clinico del soggetto allergico. Ecco perché consiglio più che mai il ricorso al vaccino», conclude il dottor Francesco Furno.