Di aneurisma dell’aorta s’è parlato all’undicesima edizione del “Vascular Club” sotto la guida del dottor Claudio Rabbia, direttore del Dipartimento di Patologia vascolare di Humanitas Cellini.
«Il futuro dell’aneurisma dell’aorta addominale passerà sempre più per il trattamento endovascolare»: è una delle conclusioni raggiunte al termine dell’undicesima edizione del “Vascular Club – Gigi Matricardi” che s’è svolto dal 13 al 15 febbraio allo Starhotels Majestic di Torino sotto la direzione del dottor Claudio Rabbia, responsabile del Dipartimento di Patologia vascolare di Humanitas Cellini.
E’ stato il professor Mauro Gargiulo dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna a ribadire più di una volta la bontà di una procedura che il medico emiliano utilizza nell’85 per cento dei casi perché, rispetto alla tradizionale chirurgia a cielo aperto, ripara l’aorta in maniera meno invasiva e garantisce tempi di recupero più celeri «In genere – conferma il dottor Rabbia -, il paziente sottoposto a trattamento endovascolare viene dimesso entro una settimana e torna alle sua attività quotidiane in un mese o poco più». Anche in Humanitas Cellini l’aneurisma dell’aorta addominale figura, assieme all’arteriopatia periferica, alla stenosi della carotide, alle malformazioni artero-venose e al varicocele, tra le patologie trattate più di frequente con la terapia endovascolare.
Nei tre giorni di discussione («Sempre animata – spiega il dottor Rabbia -: il nostro è un appuntamento basato sul confronto e sullo scambio continuo. Non ci si limita ad ascoltare gli altri ma si interagisce con loro per condividere nuove procedure e chiarire aspetti legati alle tecniche endovascolari») s’è ampiamente parlato anche dello stent delle carotidi e del trattamento endovascolare della patologia femoro-poplitea e distale.
Il titolo dell’edizione appena conclusa era legato a: “La scelta consapevole dei materiali”. «Come sempre, il Vascular Club ha svolto la sua funzione di piattaforma avanzata di aggiornamento culturale che favorisce il confronto sul trattamento delle diverse patologie vascolari», ribadisce il dottor Rabbia. Chirurghi vascolari, radiologi interventisti, cardiochirurghi, cardiologi e infermieri provenienti da tutta Italia hanno partecipato a un appuntamento prezioso per chi lavora in ambito cardiovascolare. Senza peraltro mai perdere d’occhio la prevenzione: «In Italia le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare in assoluto la prima causa di morte – conclude il dottor Claudio Rabbia -: fumo, alcol, cattiva alimentazione e scarsa attività fisica rappresentano fattori di rischio spesso decisivi in ambito vascolare. Il medico non deve mai stancarsi di ricordare al proprio paziente quanto possa essere pericoloso fumare, bere, essere obesi o sedentari, soprattutto quando si è uomini e si è superato il 65esimo anno di età».