«L’intervento di artroscopia dell’anca può risolvere definitivamente il problema o allontanare il rischio di artrosi e protesi», spiega il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca di Humanitas Cellini.
«Quello di artroscopia dell’anca è un intervento di chirurgia preventiva che si rivela molto efficace se eseguito in modo corretto e preceduto da un’altrettanto corretta indicazione». Il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca di Humanitas Cellini, sottolinea l’importanza della tecnica nell’intervento («E’ bene affidarsi a chi è fortemente specializzato nella chirurgia dell’anca», puntualizza) e mette in guardia dal rischio che può comportare un’indicazione inappropriata («Per un paziente dall’età e dall’artrosi dell’anca già avanzata può risultare inutile se non addirittura dannoso», spiega»).
Quali sono le caratteristiche del paziente che si sottopone a un intervento di artroscopia dell’anca?
«Di solito ha meno di 45 anni di età, soffre del conflitto femoro acetabolare e denuncia un’artrosi allo stato iniziale o, in alcuni casi, persino nessun segno di artrosi».
Quali sono i sintomi accusati dal paziente?
«Si tratta di un dolore diffuso all’anca, una sintomatologia che talvolta lo conduce a sottovalutare il problema e a rivolgersi allo specialista quando l’artrosi è già avanzata a tal punto da rendere controindicato l’intervento in artroscopia».
Che tipo di prevenzione si può adottare affinché la diagnosi possa essere eseguita in tempo?
«La prevenzione ideale sarebbe quella di uno screening rivolto a tutte le discipline sportive più a rischio, dalle arti marziali al calcio passando per l’hockey, che in Italia è poco praticato ma che sollecita in modo notevole le anche dei giocatori».
In che modo il radiologo può aiutare nell’esecuzione di una corretta diagnosi?
«Serve un imaging di qualità con radiologi preparati e competenti in materia. L’artro risonanza magnetica che si esegue in Humanitas Cellini rappresenta uno strumento moderno in grado di soddisfare in modo eccellente questi requisiti».
Quali sono i tempi di recupero per un intervento di artroscopia dell’anca?
«Dipende da una serie di elementi. Può bastare una mese ma ne possono essere necessari anche tre se in sala operatoria è stata praticata una resezione ossea importante e il paziente pratica uno sport d’impatto. E’ importante non confondere l’artroscopia dell’anca con quella del ginocchio: più che alla pulizia di un menisco, l’intervento all’anca può essere paragonato per complessità e tempi di recupero a quelli di ricostruzione di un legamento crociato».
Esiste il rischio che un atleta giudichi quello di tre mesi un tempo eccessivamente lungo per il proprio recupero?
«Il paziente in questione deve essere consapevole che l’intervento di artroscopia dell’anca può eliminare del tutto il suo problema o, comunque, spostare molto in avanti l’evoluzione dell’artrosi e la possibilità di dover ricorrere a una protesi. E’ quindi una sosta che può essere lunga ma non è una perdita di tempo».