E’ iniziato il percorso di trasformazione che sta riguardando i Servizi assistenziali sanitari dei due ospedali torinesi di Humanitas (Cellini e Gradenigo) e della Clinica Fornaca. Un percorso condiviso che sta interessando gli operatori delle tre strutture e che, attraverso una minuziosa attività di coordinamento, ne sta definendo valori e obiettivi per poter offrire a tutti i pazienti «le cure e le assistenze migliori grazie a un’organizzazione innovativa e sostenibile», come recita la mission aziendale di Humanitas Cellini. Il coordinamento dei Servizi assistenziali si basa sullo sviluppo del sistema di rete tra le tre strutture: attraverso moderni modelli organizzativi, vengono favorite le sinergie tra servizi analoghi e gli interscambi di professionisti e competenze in funzione di un unico e condiviso progetto assistenziale.
Qualunque sia l’area di appartenenza (emergenza urgenza, ambulatoriale, di ricovero, continuità assistenziale, domiciliare) del paziente, i Servizi assistenziali sanitari rappresentano la totalità del lavoro necessario ad assicurare elevati livelli di assistenza alle persone che per problemi di salute si rivolgono alla struttura ospedaliera. Ne fanno parte i professionisti dell’area infermieristica, dell’area tecnico-sanitaria e dell’area riabilitativa. A tutti loro tocca garantire l’appropriatezza, la qualità, l’efficacia e l’efficienza delle attività durante il percorso di cura della persona assistita. «Il paziente si rivolge a noi perché la sua patologia gli ha in qualche misura fatto perdere autonomia e stabilità – spiega il dottor Aldo Montanaro, direttore dei Servizi assistenziali sanitari di Humanitas Cellini, Humanitas Gradenigo e Clinica Fornaca -. Il compito degli operatori dei servizi assistenziali è quello di aiutarlo a recuperare quanto perso, in autonomia o in collaborazione con altre figure professionali sanitarie».
Il percorso di crescita dei Servizi assistenziali sanitari si muove sulle linee del MAP (Metodo assistenziale professionalizzante), il sistema che consente di rilevare la complessità del paziente – ospedalizzato e non – e le risorse umane necessarie per erogare l’assistenza. Già nel 2009 Humanitas Cellini era stata coinvolta all’interno dello studio di osservazione che ha valutato il MAP e nel 2015 s’è avviata una parte di applicazione del Metodo nel progetto “pianificazione assistenziale” che a oggi è ancora in fase di sperimentazione e presto sarà condiviso nelle altre strutture torinesi. «Il Metodo è in grado di determinare le reali necessità di assistenza del paziente – prosegue il dottor Montanaro – e di scegliere le appropriate tipologie di intervento differenziando le azioni degli infermieri da quelle degli operatori di supporto. In più, questo sistema è in grado di calcolare il numero ideale e le caratteristiche delle risorse necessarie a prendere in carico i pazienti».
«Il MAP è nato proprio da un’esigenza vissuta da tutti gli ospedali – aggiunge il dottor Montanaro -: ed è stato sperimentato su scala nazionale con uno studio multicentrico che lo ha infine validato». Lo studio di rilevazione s’è tenuto in più di cento ospedali e ha prodotto oltre 560mila schede ricavate dall’osservazione di circa 60mila pazienti: «Abbiamo infine individuato quattro fasce d’intensità all’interno delle quali viene collocata la complessità dei pazienti: bassa, medio bassa, medio alta, alta intensità», precisa ancora il dottor Montanaro. A ogni fascia è associato un coefficiente che, in ogni singolo caso, stabilisce quante e quali persone sono necessarie all’assistenza di quello stesso paziente.
E’ un metodo che punta all’assistenza e alle cure migliori ma che, per la sua natura partecipativa, rappresenta anche uno strumento di ispirazione e arricchimento professionale per tutto il personale dei Servizi assistenziali sanitari: «Il MAP responsabilizza l’infermiere evidenziandone le capacità e la qualità del lavoro svolto», conclude il dottor Aldo Montanaro.