La colonna vertebrale rappresenta una struttura complessa di vertebre sovrapposte in un intricato sistema di supporto. La sua salute dipende anche dalla corretta postura e dalla distribuzione del carico su di essa: un errato allineamento o un carico eccessivo possono portare a una serie di disturbi e disfunzioni.
Lombalgia, tendinopatia calcificante e capsulite adesiva sono patologie dolorose e invalidanti, tuttavia per trattarle e curarle esistono tecniche interventistiche e terapie mini-invasive. Hanno affrontato questo tema il dottor Carlo Mariconda, direttore della Struttura Complessa di Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas Gradenigo, il dottor Ernesto La Paglia, radiologo responsabile della diagnostica e interventistica muscolo-scheletrica delle strutture Humanitas Cellini e Gradenigo, il dottor Riccardo Milocco, fisiatra presso le strutture Humanitas Gradenigo, Cellini e Medical Care.
Cos’è la lombalgia e come si cura?
La lombalgia è un sintomo ampliamente diffuso: si stima infatti che l’80% della popolazione ne abbia sofferto almeno una volta nella vita. Colpendo circa 15 milioni di pazienti all’anno in Italia, è la prima causa di disabilità temporanea nelle persone sotto i 45 anni e la seconda causa di invalidità permanente.
Questa condizione può essere classificata in base alla durata dei sintomi: lombalgia acuta se il dura meno di un mese, lombalgia subacuta se il dura dagli 1 ai 3 mesi, lombalgia irradiata verso gli alti gli arti inferiori, lombalgia cronica quando perdura oltre 3 mesi e lombalgia ricorrente che vede episodi acuti che si alternano a periodi di benessere, recidivando il sintomo durante l’anno.
La lombalgia può derivare da cause traumatiche – fratture, distorsioni, lussazioni, lesioni muscolari o legamentose -, patologie preesistenti, cause posturali, derivanti da organi interni e cause psicogene, o anche da fattori di rischio quali età, sesso, predisposizione genetica, fattori meccanici (come dismorfismi, microtraumi e sovraccarico funzionale oltre a fratture scheletriche), l’obesità e il fumo.
Ci sono diverse forme cliniche associate alla lombalgia, tra cui la discopatia, l’artropatia delle faccette posteriori, l’instabilità vertebrale e la stenosi lombare.
La discopatia, forse la più diffusa e rilevante, si manifesta attraverso una lombalgia centrale persistente, spesso con una contrattura muscolare che può estendersi ai glutei e con una lieve rigidità mattutina, solitamente alleviata dal movimento. Questa condizione può causare instabilità che comporta la perdita della capacità della colonna vertebrale di sostenere il carico in modo efficace, compromettendo le relazioni tra le vertebre e potenzialmente generando un danno. L’instabilità vertebralepuò avere varie cause, come fattori congeniti, traumatici, degenerativi o derivare da interventi chirurgici o problemi neuromuscolari.
Un’altra forma di lombalgia è la stenosi del canale lombare, caratterizzata dal restringimento del canale stesso a causa di processi artrosici e discopatici. Questo restringimento può comprimere le radici nervose che irrorano gli arti inferiori o il flusso arterioso verso queste aree. I sintomi, che solitamente si manifestano durante il cammino, includono sensazione di pesantezza alle gambe, stanchezza progressiva e la necessità di fermarsi per riprendere il movimento.
Infine, un’altra forma riconducibile alla lombalgia è l’artropatia delle faccette posteriori, un processo degenerativo che interessa le piccole articolazioni tra le vertebre. Solitamente associata a una degenerazione del disco, colpisce circa il 15-40% dei pazienti, provocando dolore lombare unilaterale e, in alcuni casi, contratture muscolari che si estendono ai glutei, sebbene raramente coinvolgano completamente l’arto inferiore.
Il movimento come cura?
Il movimento è fondamentale sia come prevenzione sia come cura: il trattamento fisiatrico può prevedere terapie farmacologiche, fisiche, manuali, infiltrative, idro-kinesiologiche, rieducazione posturale ed esercizi terapeutici.
Per evitare l’insorgenza della lombalgia si possono praticare degli accorgimenti posturali come:
- piegare le ginocchia quando bisogna sollevare da terra degli oggetti pesanti
- evitare di rimanere seduti per molto tempo
- sedersi su una sedia rigida ergonomica che permetta di appoggiare la schiena completamente alla spalliera e non scivolare sui glutei e sulla colonna lombare
- cercare di mantenere dritta la parte bassa della schiena e il dorso quando si rimane in piedi per molto tempo
- alla guida, utilizzare un supporto lombare e evitare di guidare a gambe completamente distese
- camminare per almeno 25 minuti al giorno per circa 4-5 giorni alla settimana
Quali sono le tecniche interventistiche mini-invasive?
Le tecniche interventistiche mini-invasive rappresentano un insieme di procedure terapeutiche che richiedono l’impiego di tecniche di imaging. Viene impiegato l’approccio della chirurgia dell’ago, consentendo di operare attraverso l’uso di aghi percutanei che raggiungono gli obiettivi terapeutici grazie ad alcune specifiche tecniche di imaging, come la guida ecografica e la scopia radiografica, che consentono di monitorare il movimento dell’ago all’interno del corpo.
Le tecniche mini-invasive vengono eseguite in anestesia locale e talvolta possono risultare così poco dolorose da non richiederla . Si tratta di procedure percutanee, spesso effettuate con piccole incisioni. Il dolore post-operatorio è praticamente assente e non è necessaria un’ospedalizzazione prolungata. Quando utilizzate correttamente, queste tecniche presentano scarse complicazioni e consentono una riabilitazione rapida.
Quali sono i benefici dell’ozonoterapia?
I benefici dell’ozono sono diversi: un’efficace azione antinfiammatoria, un rilassamento della muscolatura (effetto miorilassante), un miglioramento del microcircolo e un’azione antibatterica e antivirale. Questo trattamento viene impiegato principalmente in patologie come l’ernia del disco (a qualsiasi livello), la sindrome delle faccette, la sacroileite e nella stenosi lombare. Di solito, si prevedono circa 10 infiltrazioni, a cadenza di due alla settimana.
Nel caso della sindrome delle faccette, l’ozonoterapia è utile come strategia infiltrativa sotto guida ecografica: questa tecnica consente di raggiungere con precisione la zona articolare, permettendo all’ozono di diffondersi sulle strutture circostanti per esplicitare il suo effetto antinfiammatorio, migliorando così i sintomi. Questo approccio può precedere altre terapie mini-invasive.
È importante notare che l’ozonoterapia può non rappresentare una risposta terapeutica completa o può verificarsi una ricomparsa dei sintomi dopo un periodo di tempo variabile. Questa terapia è controindicata per pazienti con favismo, necessità urgente di un intervento chirurgico lombare, ipertiroidismo clinicamente manifesto, scompenso cardiocircolatorio o in gravidanza.
Tendinopatia calcificante e litoclasia
La litoclasia è un’innovativa procedura interventistica utilizzata per trattare efficacemente la tendinopatia calcificante, una condizione comune che può vedere la formazione di calcificazioni sul tendine della spalla, ma può verificarsi anche in altre parti del corpo come i tendini dei glutei o della zona di inserzione del pettorale nell’omero.
È importante ricordare che non tutte le calcificazioni richiedono un trattamento, ma solo quelle che causano sintomi: la presenza di calcificazioni non implica dunque necessariamente un’attività problematica nel tendine o nell’articolazione coinvolta. Si tratta di una problematica che colpisce circa il 20% delle persone con dolore alla spalla e si riscontra prevalentemente nel sesso femminile, ma anche in uomini tra i 40 e i 50 anni. Inoltre, si possono osservare casi di tendinopatia acuta calcificante in individui di tutte le età, senza correlazione diretta con sovrautilizzo del tendine.
Nella fase iniziale, i pazienti spesso non presentano sintomi o hanno un dolore saltuario durante i movimenti di abduzione ed extrarotazione del braccio, inoltre non sperimentano dolore a riposo o durante la notte e possono riscontrare una riduzione dei movimenti della spalla; solo successivamente, nella fase acuta, l’ecografia mostra una struttura iperecogena e il paziente arriva con forti dolori alla spalla.
La litoclasia è un intervento ambulatoriale sotto guida ecografica che dura pochi minuti e ha l’obiettivo di eliminare completamente la calcificazione.
Cura della capsulite adesiva
La capsulite è una infiammazione ad evoluzione fibrosante della capsula articolare che coinvolge comunemente l’articolazione della spalla, la capsula di un dito e può coinvolgere tutte le nostre articolazioni. Esistono diverse procedure che consentono di riportare gradualmente la capsula alle sue normali condizioni, tra cui l’idrodistensione della spalla o l’utilizzo dell’ozono.
Riabilitazione: i movimenti che fanno star bene
La riabilitazione post-lombalgia o dopo interventi mininvasivi riguarda movimenti specifici che favoriscono il benessere del paziente.
Un esempio di tecnica utilizzata per pazienti con lombalgia consiste nell’utilizzo dello stabilizer. Questo strumento mira a stabilizzare la regione lombo-pelvica, concentrandosi sull’allenamento selettivo dei muscoli addominali. Il paziente, con un manometro posizionato sotto la colonna lombare, esegue una contrazione muscolare isometrica, senza movimenti della colonna, per evitare una contrazione scorretta che anziché proteggere potrebbe danneggiare la colonna.
Un’altra pratica avviene su un lettino dotato di coni di gomma a diverse densità, noto come “lettino con superfici percettive”. Questo strumento migliora la percezione della colonna vertebrale mentre il paziente svolge esercizi respiratori o di controllo muscolare addominale. I coni lasciano delle impronte sulla pelle, aiutando a identificare eventuali problematiche e appoggi non corretti.